Alla fine arrivare a Hong Kong è stato meno lungo del previsto.

La botta di melatonina e le comode poltrone della World Traveller Plus di British Airways 

che mi hanno fatto dormire 12 ore filate così da arrivare qui fresca come una rosa  

Giusto il tempo di una manicure a bordo e ci ritroviamo a Hong Kong.

Peccato i 32 gradi umidissimi alle 8 di sera che mi hanno appassito in tempo record.

 

Hong Kong svetta verso l’alto ed è piena di colori.

Le strade sono piene di vita,

di gente e di pantigane giganti che attraversano sulle strisce tra pedoni frettolosi.

Ma parliamo di cose belle ovvero una cena delicious al Chiu Tang nel cuore della città 

Abbiamo assaggiato tutto il menù e bevuto litri di the caldo

( io continuerò sempre a preferire bevande ghiacciate

quando fuori c’è un caldo talmente torrido che l’Africa è una passeggiata )!

Ebbene, come ogni volta in cui decido di prenderla comoda,

ho pianificato i prossimi giorni in maniera serratissima

che questa è un’altra città che non dorme mai.

 

 

 

Camminare poco a Hong Kong è assolutamente impensabile.

 

Fosse solo per cambiare metro, sottoterra, dalla rossa alla verde.

Tocca macinare talmente tanti km che il contapassi va in tilt.

Ho visto migliaia di persone lì sotto.

Chi in prendisole

( con la protezione 50 che ti ustioni solo ad uscire dal portone di casa! ),

chi con jeans e felpa,

chi con le collant 80 denari contenitive e pure con due filetti di cashmere

che il cashmere, si sa, sta bene sempre.

 

 

È questo che mi sorprende delle grandi città asiatiche:

la varietà della gente che le abita.


Ogni volta mi fermo a guardarle e a fotografarle

per poi ricordarmi che anche quella volta a Singapore,

quell’altra a Kuala Lumpur

e pure quella a Tokyo.

 

 

Ebbene, non smetterei mai di ammirare la diversità.

E poi è tra i palazzi fatiscenti che svetta lo skyline di Hong Kong.

Venire qui senza salire sul Victoria Peak è un delitto.

Il Peak Tram che porta sulla cima è lì dalla fine dell’800

a ricordarci quanto il polmone verde della città fosse importante,

da sempre.

 

È da lassù che si può ammirare l’imponenza di Hong Kong

e la sua grande bellezza.

È da lassù che si respira quando a downtown l’afa di maggio ti stritola.

È da lassù che si parte per passeggiate immerse nel verde dei boschi

che avvolgono la montagna.

Ebbene, il mio telefono mi dice 10 km e più e siamo appena scesi.

 

Camminiamo tra negozietti tipici,

pieni di ciarpame misto a collane d’oro,

maschere di bellezza, ventilatori da borsetta,

gattini che salutano con la zampina,

panda e frutta fresca.

 

 

Hong Kong è così: tutto ed il contrario di tutto.

Sul far del pomeriggio troviamo la forza di trascinarci al The Peninsula

per quella che io reputo un’esperienza di vita.

Un afternoon tea che ci riporta immediatamente agli anni ‘20.

Argenteria e fiori freschi.

L’eleganza inglese che ancora si percepisce, e tanto.

La serenità data da un’orchestra che suona dalla balconata

per dame che sventolano smartphone al posto dei ventagli

e si scattano selfie mentre sgranocchiano scones e macarons.

 

Vivere per rivivere.

Assaporare.

Espirare pesantezza ed inspirare bellezza.

 

 

 

 

Macau è un delirio.

Macau palpita.

Macau ti trasporta in un’altra dimensione.

Portoghese fino al 1999 ed ora regione autonoma a statuto speciale della Cina

è un poutpourri di culture, stili, colori.

Ha una moneta sua, la Pataca di Macau, e 40 casinò.

E questo la dice molto lunga.

Siamo arrivati con l’aliscafo veloce e con una fame da terzo mondo

perché il sonno ha vinto sulla colazione 10-0.

Ma che ingenuità pensare di pranzare a Macau.

Siamo stati catapultati nel cuore pulsante di questa città

a metà tra fantasia e realtà.

 

Siamo passati dai grattacieli modello MGM

alla Casa do Mandarin che se venite da queste parti non potete non visitare.

Abbiamo percorso km tra dedali di stradine piene di gente, di risa e di vita.

Abbiamo ammirato ciò che è rimasto della Cattedrale di San Paolo

e passeggiato ad Amsterdam, a Parigi, a Venezia.

Come una Las Vegas d’Oriente,

Macau ti porta dall’eleganza dei vecchi templi cinesi al kitch degli Strips,

dai negozi lussuosi alle baracche a bordo strada.

Eppure ai nostri occhi è apparsa così affascinante.

In molti mi hanno chiesto se la preferisco a Hong Kong

ma vi giuro non so rispondere.

Quando si parla d’Oriente il gioco si fa serio.

È stato il mio amore adolescenziale

( il secondo ad onor del vero – che, comunque, non si scorda mai neanche quello!!!! ),

quello dei primi viaggi da sola,

quello che torni a casa e invece dell’autoabbronzante e delle ciglia finte

ti cospargi di polvere di riso e perle che ti fanno così elegante.

Ecco, io ho avuto un colpo di fulmine che avevo neanche 20 anni

e finalmente sono tornata qui per riprendere quel famoso filo che avevo lasciato vagante.

So che andremo lontano ma dove è ancora difficile a dirsi.

Ho scelto di vivere in divenire, come mi hanno insegnato qui.

Lo so, ci ho messo un po’,

ma vi giuro che tornare indietro ora è impossibile.

P.S. per non farci mancare niente abbiamo cenato ad Hong Kong

perché ho avuto una dritta da un’amica che mi ha detto solo: Mango Tree

E così Mango Tree fu.

Una cena thai/fusion da leccarsi i baffi.

Mi ritrovo al 12esimo piano con lo skyline di fronte a scrivere

e a ripercorrere momenti che so resteranno indelebili.

 

 

Il bello di avere amici viaggiatori è posto che vai,

consiglio che ricevi.

Grazie a Silvia oggi siamo arrivati a Lantau,

l’isola più grande di Hong Kong, famosa per la sua natura incontaminata,

le colline verdeggianti, le enormi vallate,

i sentieri selvaggi, i monasteri ed i monumenti storici.

Siamo saliti con la teleferica dopo una colazione in un china bistrot

dove mi sono innamorata del classico americano naturalizzato a Hong Kong

che con i suoi bicipiti ed il suo sorriso smagliante hanno illuminato la mia giornata nuvolosa.

 

How to fall in love in Hong Kong?

Chiedete a me e vi sarà spiegato 

 

Lantau è proprio come mi è stata descritta:

verde, silenziosa, zen.

Tempio buddista con Buddha gigante

che troneggia sulla cima che pare esser lì a benedire tutti noi.

La pace che si respira lassù ti avvolge come il vento che muove capelli e nuvole.

C’è un bel sole mentre a downtown è nebbia fitta.

Ci sono le ragazze con l’ombrellino di carta

che tengono al sicuro la loro pelle di porcellana.

Ci sono le mucche che qui sono sacre.

Ci sono cani, tanti cani, tutti cicciotti e felici.

E poi più giù, a 10 minuti di taxi,

’è Tai O che dovete assolutamente visitare se venite qui.

 

Quanto aveva ragione Silvia.

 

Si torna indietro in un attimo.

È il passato che rivive,

la Cina che tutti noi immaginiamo.

Il vero villaggio di pescatori con il suo mercato e le case sulle palafitte.

Sembra di essere in una favola.

 

E anche la nostra, alla fine, è una favola.

Festeggiamo 25 anni di amicizia.

 

25 anni di incontri in giro per il mondo che noi si vive in continenti diversi

( e quindi ancor di più complimenti a noi per la caparbietà che mica è tutto così facile! ).

Decidiamo di festeggiare nel locale più alto del mondo.

118esimo piano.

2 minuti scarsi di ascensore.

 

L’ Ozone ci accoglie e non ci lascia più.

Ne abbiamo di cose da raccontarci

ma soprattutto ne abbiamo di cose per cui essere grati.

Abbiamo passato momenti impegnativi, drammatici anche,

ma se siamo ancora qui è perché ci abbiamo creduto

e non abbiamo mollato mai.

Anche quando ci si sono messi di mezzo interi continenti.

 

Perché il bene arriva dappertutto.

Perché l’amore è l’unica cosa che può renderci migliori.

Amate e amatevi.

Ditevelo.

Ricordatevelo.

Fatelo oggi che domani potrà essere migliore o peggiore,

ma non sarà mai ora.

 

Grazie per questi momenti magici Hong Kong.

Colpita e affondata 

 

Di Hong Kong mi rimarranno dentro i colori sgargianti,

la natura lussureggiante in una delle metropoli più densamente popolate al mondo,

il profumo del riso saltato, i grattacieli alternati alle case sulle palafitte,

i taxi colorati che colore che scegli quartiere della città che vai,

le camminate lunghe km che tra una fermata della metro e l’altra ci stanno una città,

una provincia e qualche centro commerciale,

il caldo – tanto caldo da farti mancare il respiro ma è vero che ci si fa l’abitudine.

Il bar più alto del mondo che da la sensazione di ondeggiare ad ogni passo.

Le ragazze con l’ombrellino di carta,

così lontane da noi che rincorriamo il sole ad ogni costo.

I villaggi dei pescatori in cui si fa un salto indietro di almeno 50 anni.

Il Buddha con i suoi templi.

E i giardini.

Quei giardini che sembrano incantati.

Le mucche che passeggiano lungo la strada e le serrande colorate.

Quell’aura di coloniale che ancora aleggia.

I nostri the pomeridiani.

Lenti, lentissimi.

Zen.

La magia del riuscire finalmente ad assaporare la bellezza.

Anche dopo essermi accorta di aver sbagliato la data del rientro

( e non mi era mai successo prima! ).

 

Ma è stata soprattutto il luogo dove abbiamo celebrato i 25 anni di un’amicizia

nati sui banchi di una High School americana e arrivati fino a qui.

 

Ebbene, Hong Kong, per me, è stata una grande sorpresa.

Una ventata di aria fresca dopo un periodo pesante.

Un nuovo inizio