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Finalmente Canada!

    { del viaggio più bello ma soprattutto più divertente degli ultimi anni. Di risate fino alle lacrime e di band in trasferta. Di migliaia di km percorsi e…

 

 

{ del viaggio più bello ma soprattutto più divertente degli ultimi anni.
Di risate fino alle lacrime e di band in trasferta.
Di migliaia di km percorsi e di gioia, quella vera!}

 

 

 

Iniziamo dalla fine, dagli highlights from Canada!

 

il primo giorno vogliamo vedere tutto ma 3 h e mezza di pranzo sull’Harbourfront ci blocca.

Ad onor del vero fu lo spalmamento di crema su di un braccio tatuato a fermare la nostra foga ed accenderne un’altra, di foga !

La pianificazione della prima, deliziosa breakfast canadese.
Girare mezza città in bus senza biglietto per scoprire che il posto si è trasferito.
Alla fine, chi ti salva il culo, è sempre Starbucks!
Le nostre guide di questo viaggio:
un lui, simpaticissimo, maglietta acrilica nera con odori di dubbio gusto.
Ad inizio giornata sopportabile, a fine giornata c’è bisogno della maschera d’ossigeno.
Ma lo ricorderò sempre con tanto affetto.
La vecchietta a Montréal, pareva esalasse l’ultimo respiro ad ogni parola.
Con noi è sopravvissuta, non so con quelli dopo!
Montréal potrei riassumerla così: looking for Leonard Coen and for an hairdresser!
Ci siamo capiti, no?
Del nostro viaggio verso il nord.
Prendiamo il treno diretto a Vancouver
( durata del viaggio: 5 gg e 4 notti ).
Noi, per arrivare a destinazione ci impieghiamo 3 ore circa.
Distanza percorsa 150 km circa.
Ci siamo capiti di nuovo!
Welcome to Washago.
That means no taxi, no buses, no WiFi, nothing and nobody.
In the middle of nowhere.
Ma è così caratteristico!
Entrata trionfale al Casinò Rama.
Vedere una testa ricciolina e correre con la valigia attraverso tutta la hall.
Io vedo fiches ovunque, lei l’ammmmore!
Sempre a Rama: colazione modello Gilda: capello biondo al vento e abbigliamento da Red carpet che qui va così.
Sempre a Rama ( si è capito che abbiamo dato il meglio qui? ):

“ Ciao!
Scusa se ti disturbo.
Non sono una vostra fan e non conosco neanche una canzone ma ho accompagnato fino a qui la mia amica, quella nascosta dietro la colonna.
Per favore, potete parlarvi?
Grazie! “


Come dire: mi piace essere incisiva, sempre!
La colonna sonora che ha accompagnato il nostro meraviglioso viaggio: talmente ‘90 da rimpiangere le Spice!
Sogni d’oro, anzi d’acero & you’re very welcome lady!
Ultimo ma non ultimo e sempre e comunque GO RAPTORS GO!

 

 

Finalmente sono andata dall’altra parte ✈️

Le diedero ali per volare e lei le usò come coperte per difendersi dal mondo.

Dopo mesi intensissimi ( che solo chi mi vive veramente può capire e per la vostra pazienza vi ringrazio  ) di montagne russe e di emozioni forti avevo bisogno di respirare quest’aria qui.
Sono due anni che cerco di andare da questa parte del mondo ma tutto mi ha portato dall’altra.
Ma la cose, si sa, arrivano al momento giusto.
Ed eccomi qui.
Inaspettatamente.
Felice.
Scelte di pancia ( come sempre ) che non si sbaglia mai

Toronto mi ha accolta con una nebbiolina stile Twin Peaks, una pioggerellina fastidiosissima e 14 freschissimi gradi ma io sono semplicemente grata perchè le mie ali sono la mia coperta calda e tutto intorno è magia.

 

Dopo anni di viaggi in zone che profumano di coriandolo e zenzero, arriva l’occasione di partire per l’altra parte.Starbucks, cheeseburger, big steak e fiumi di birra che qui producono un po’ dappertutto.

Toronto, che figata!
Multietnica, ordinatissima, luminosa ma soprattutto soleggiata dopo un inizio non proprio incoraggiante ( e comunque si, insolazione anche stavolta ma ormai lo voglio vedere come un buon segno ).
Skyline strepitoso dalle Toronto Islands ma altrettanto affascinate dalla CN Tower dove normalmente si fanno ore di coda per salire ed altrettante per scendere ma noi siamo arrivati qui sotto una buona stella perciò è stato un attimo.
Il resto del tempo lo abbiamo passato ad ammirare la quantità di verde che circonda la città e che la rende tra le più vivibili del Nord America.
Abbiamo pranzato lungo l’Harbourfront che si estende lungo le rive del lago Ontario e credetemi è figo assai.
Ma è il Distillery District che ci ha fatto innamorare.
Ex zona industriale vittoriana, sede della più grande distilleria di whisky del mondo e totalmente ristrutturata negli anni ‘90, piena di caffè, ristoranti, gallerie, studi di artisti eclettici e di un sacco di negozietti tipici che si snodano lungo le vie di ciottoli color rosso malta.
C’è poco da dire, Toronto mi piaci!
Però mi hai distrutta come nessuna mai che ho perso il conto dei km percorsi e delle ore di sonno non recuperate.
Ieri sera ho ceduto le armi e mi sono tuffata nel lettone senza scrivere e, lo sapete, non è cosa da me.
Passano gli anni e decisamente non reggo il fuso orario come un tempo.

 

 

Ad un paio d’ore di auto da Toronto – attenzione attenzione – squillino le trombe che finalmente ho viaggiato con Greyhound e mi sono quasi commossa per questo – ci sono le

Cascate del Niagara

Dal Table Rock si può ammirare una delle meraviglie del mondo, le Horseshoe Falls, dove il Niagara River si lancia per 53 mt da un precipizio lungo oltre 300 mt ( spiegone preso dalla mia guida che io di solito sono intenta a farmi i selfie, non a studiare! ).

Ma partiamo dall’inizio.
Grazie a Dio che ci sono questi intermezzi utili tra un posto e l’altro che non ho nemmeno il tempo di riordinare le foto, figuriamoci di scrivere.
Sul Greyhound ho sistemato idee e pensieri per poi dedicarmi ad una meravigliosa giornata di sole in cui abbiamo spuntato, nell’ordine:

Niagara Falls:

lasciate perdere il contorno un po’ troppo americano fatto di palazzoni specchiati, hotel enormi e Casinò in cui tentare la fortuna.
Estraniatevi da tutto e godetevi ciò che la natura vi presenta.
Siamo esserini piccoli piccoli e non bastano i grattacieli e lo scempio che la mano umana ha creato intorno per distogliere dalla vera bellezza.
Le Cascate, con tutta la loro potenza, travolgono e avvolgono.
Non fermatevi sul deck per le foto di rito, scendete, imbarcatevi e fatevi portare sotto le Cascate.
È lì che troverete la vera magia.
Ci si dimentica tutto, ci si emoziona, ci si bagna anche ma, nonostante le opinioni siano molto discordanti che del Niagara me ne hanno dette di ogni, per me, rimane una delle esperienze a contatto con la natura più belle ed emozionanti che abbia vissuto.

 

 

Niagara on the Lake:

Spostandosi dalle Cascate verso questo delizioso paesino, si costeggiano km di vigne talmente curate che neanche su FarmVille e distese di tipiche case americane/canadesi/inglesi as u prefer.
Io sono rimasta incollata al finestrino per tutto il tempo, rapita dalla meraviglia della natura e dal silenzio.
E poi si arriva nel cuore di questa graziosa e invariata cittadina della metà dell’800.
Case georgiane e neoclassiche, carrozze trainate da cavalli ( in piena salute ), case color pastello ma soprattutto negozi di Natale aperti tutto l’anno.
Serve dirlo che ho fatto incetta di addobbi e che quest anno toccherà addobbare due alberi?
Serve dirlo che qui ci voglio tornare per assaporare a fondo tutta questa meraviglia?
E poi da Carlotta ho mangiato uno dei gelati più buoni non solo delle Americhe ma in assoluto, che trovare un vero pistacchio di Bronte qui non è per niente scontato. 

Se passate in zona non potete non fermarvi.

 

 

A fine giornata ci siamo fermati da Trius Wine per una degustazione di Ice Wine e, al solito, ci siamo fatte riconoscere: non ci era chiaro se era buono o buonissimo perciò abbiamo dovuto chiedere un rabbocco!
Nel frattempo in Italia è scoccata la mezzanotte e la mia sorella di cuore compie gli anni perciò tocca brindare again and again!
Saltiamo la cena e ci dedichiamo ai trattamenti di bellezza ma soprattutto pianifichiamo i prossimi giorni che la sorpresa è dietro l’angolo!

 


What a surprise!

We moved to Montréal

Era impossibile non farci un salto che, oltre ad essere la più grande provincia canadese del Quebec è anche la città più romantica del Canada e vuoi non visitarla?
Città fluviale, si sviluppa lungo le sponde del Saint Laurent e arriva fino al Mont Royal da cui prende il nome e dalla cui verde cima si domina tutta la città.
Sole alto ed un venticello che rinfresca corpo e mente ci hanno accompagnato in questa meraviglia di posto.
Bellissima perché sorprendente.
I suoi quartieri sono tutti diversi tra loro: si va dal Vieux-Montréal con le sue strade acciottolate, lo stile francese coloniale e la basilica neogotica di Notre-Dame in centro, al quartiere bohémien Plateau.
È un pout pourri di stili, di colori e di gente.
E lo so che mi innamoro spesso, che le città che visito mi piacciono tutte, che mi lascio travolgere dalla bellezza, sempre.
Che sono entusiasta, sempre.
Ma ditemi, potrebbe essere il contrario?

 

 

Di certi paesini, dove il tempo si è fermato, dove non ci sono taxi, rent a car o pompe di benzina.
Dove la stazione dei treni sembra quella della Playmobil.
Dove le insegne sono le stesse dagli anni ‘80.
Dove tutto intorno sono foreste e laghi.
Dove la ragazza bionda del drugstore ti carica in macchina e ti porta a destinazione.
Con il sorriso.
Dovrebbe essere così ovunque.
Ed è bellissimo.

Questa è Washago!

 

 

 

Mi sono innamorata del Distillery District di Toronto.
Ex zona industriale vittoriana, sede della più grande distilleria di whisky del mondo e totalmente ristrutturata negli anni ‘90, piena di caffè, ristoranti, gallerie, studi di artisti eclettici e di un sacco di negozietti tipici che si snodano lungo le vie di ciottoli color rosso malta.
Musica dal vivo e leggerezza.
Imperdibile.

 

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Formentera ancora e ancora!

    Chi mi conosce bene sa che Formentera è la mia seconda casa, il mio porto sicuro, la mia ricarica di energia. L’isoletta l’ho girata in lungo e in…

 

 

Chi mi conosce bene sa che Formentera è la mia seconda casa,

il mio porto sicuro,

la mia ricarica di energia.

L’isoletta l’ho girata in lungo e in largo.

So bene quali sono i miei posti preferiti

e non ho bisogno di alcuna guida.

Ma questa è diversa.

Se amate l’isola leggetela a vedrete che scoprirete

qualcosa che ancora non conoscete.

Se non ci siete ancora stati leggetela

e vi verrà voglia di prendere il primo aereo.

Se, come me, siete convinti di non averne bisogno,

( per una volta ) buttatela in borsa e partite.

Vedrete che non ve ne pentirete!


📖


Se volete acquistarlo andate su Instagram e scrivete a

@violablanca o cliccate nel link della sua bio 📌

 

 

 

 

ᔕ’EᔕᑭᗩᒪᗰᗩᗪOᖇ
🏖
Il paradiso sotto forma di isola privata con pubblico accesso,
a parte del Parque Natural de Ibiza y Formentera.
Luogo quasi mistico dove fare il bagno completamente nudi,
cattare selfie come se non ci fosse un domani,
imbastire shooting fotografici
e rotolarsi nella sabbia come novelle Cindy Crawford,
correre sulla battigia
e ammirare l’immensità di Es Vedrà in lontananza.
⛵️

Raggiungibile solo via mare:
potete scegliere tra la Barca Bahia che fa servizio “navetta”
ma chiude la temporada a fine settembre oppure un’imbarcazione privata
– come abbiamo fatto noi –
che vi porta e vi viene a riprendere all’orario che preferite.

Raggiungerla a piedi è possibile ma lasciate stare:
le correnti si creano improvvisamente e rischiate di rovinarvi la vacanza.

⛵️

Dicevamo.

Spiaggia bianca kilometrica, acqua cristallina e profumati ginepri.

Sentirsi Robinson Crusoe è un attimo e l’emozione è pazzesca.

Da amante di questi luoghi, vorrei che fossero protetti,
che rimanessimo in pochi a conoscerli,
che la magia rimanesse per sempre la stessa,
ma la bellezza va condivisa perché la bellezza ci salverà.

Andateci e abbiatene cura.

Amatela, questa isoletta.

Respirate a pieni polmoni e inspirate la bellezza.

Farla rimanere così com’è è una scommessa, cerchiamo di vincerla!
Eᔕ ᐯEᗪᖇᗩ’
🌟
C’è chi dice faccia parte dei resti della mitica Atlantide.
Chi pensa sia una base militare sottomarina segreta.
Chi racconta fosse la dimora delle sirene e delle ninfe marine
che Ulisse incontrò nella sua Odissea
e il luogo natale della divinità Tanit.

Chi vi ha avvistato ufo,
cerchi di luce e strane presenze
che spesso hanno terrorizzato i pescatori della zona.

Di sicuro c’è che, avvicinandosi,
le bussole impazziscono e gli uccelli perdono l’orientamento
perchè è uno dei tre campi magnetici della terra
( insieme al triangolo delle Bermuda e al Polo Nord ).

Che è invisibile dal satellite – come la casa Bianca o il Pentagono:
saranno i campi magnetici?

Di certo ha ispirato moltissimi artisti, musicisti, fotografi,
scrittori e pittori che si sono innamorati
di questa isola disabitata e suggestiva.

Raggiungibile solo via mare e facente parte di una riserva naturale.

Imponente, affascinante, magica 🌟
{ magia }
🌟
Porca puttana i dettagli.
Un dettaglio è cosa minuscola,
ma cose di questa grandezza riescono a fare la differenza,
una parola sola,
un solo sguardo,
un frammento di un ricordo.
Sono sempre cose così piccole a stravolgere tutto. 

A fare saltare in aria le logiche.

A farti dire basta a farti dire fanculo, sì, ancora.
{ della lucertola azzurra.
Anni e anni che la cerco e finalmente eccola qua.
Incantata. }
🐊
Sognavo di restare tutto il giorno, come una LᑌᑕEᖇTOᒪᗩ,
a bere la luce, ascoltando cantare i pini 

🐊

 

 

 

 

 

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Colori, sapori e magia del Marocco!

    La cosa orrenda di questi viaggi è che le ore di sonno vengono drasticamente dimezzate. Dormo poco, mangio male, macino km ma sono animata da un’energia pazzesca. Cambia…

 

 

La cosa orrenda di questi viaggi è che

le ore di sonno vengono drasticamente dimezzate.

Dormo poco, mangio male,

macino km ma sono animata da un’energia pazzesca.

Cambia l’umore, cambia la prospettiva, cambiano gli occhi.

Soprattutto gli occhi.

Osservare senza mai smettere di meravigliarsi.


La mia prima volta in Marocco.


I colori, i profumi, i sapori.


Il viaggio.


Oggi è stato un tour de force.


Dalla Kashba Oudaya alla Moschea Hassan alla Chellah.


Da Rabat a Fes passando per Meknes – la più piccola delle città imperiali.


Ho cercato di catturare tutto il possibile ma credetemi, è impossibile.

 

 

 

 

L’iPhone dice 8.7 km ma io me ne sento 18.

Fes è la capitale spirituale del Marocco

ed è una delle più grandi città murate del mondo.

Ci siamo persi nella sua Medina,

tra migliaia di stradine ( 9.000 e dico 9.000 a fondo cieco  )

tra frutta fresca, sacchi di spezie, tappeti berberi, c

oncerie e arte marocchina di qualsiasi tipo.

Abbiamo visitato una scuola coranica e l’università più antica al mondo.

Ci siamo scattati selfie nel vento sulla fortezza che domina la città,

bussato a porte decorate e bevuto litri di thè

mentre hanno cercato di venderci la qualunque.


Abbiamo bevuto mojito sulla terrazza del Palais Faraj

che se passate di qui una tappa è d’obbligo ma, soprattutto,

abbiamo cenato chez Dar Roumana, chef francese,

che dopo giorni di sapori berberi c’era bisogno

di tornare a semplice frutta e verdura ben impiattata.


Ci siamo immersi in questo paese

che ti travolge con i suoi colori e la sua magia.


Domani ci spostiamo verso Chefchaouen,

la perla blu del Marocco,

il mio sogno che si realizza.

 

 

 


Inshallah 

Chefchaouen è la perla blu del Marocco.

Incastonata tra i monti del RIF e abitata da tribù berbere e arabi.

Completamente diversa dalle altre città marocchine.

Ieri vi ho lasciato specificando che è un mio sogno che si realizza.

 

Ebbene.


Stanotte ho cominciato a stare talmente male che ho pregato anche in berbero.


La maledizione del cagotto africano ha fatto centro così,

dopo un viaggio di più di 4 ore in quella che sembrava Toscana

ma in realtà è il Marocco che non ti aspetti, siamo arrivati qui.


Giusto in tempo per farmi schiattare nel lettone del nostro Riad,

avvolta da un piumone modello Sudtirol!


Avrete capito che non ho la forza nemmeno di alzarmi

per bere un bicchiere d’acqua prima della disidratazione totale.


Ah si, dimenticavo,

c’ho pure un febbrone da cavallo

ma domani è un altro giorno e spero vivamente di aver ingurgitato tutte le medicine possibili

affinché io possa andare a Casablanca non barellata.


Toccherà tornare che sono riuscita a scattare

quattro foto in croce prima di svenire.


Inshallah forte!

 

 

 

 

Avevo il terrore di affrontare questa giornata.

Ero già pronta a chiedere il rimpatrio sanitario

pur di non farmi 10 ore di macchina per scendere a Marrakech invece,

inaspettatamente,

le mie preghiere notturne hanno fatto effetto

e sono riuscita ad arrivare al mio letto nel Riad tutta intera.

Abbiamo fatta tappa a Casablanca

dove ci siamo anche fermati a mangiare dell’ottimo pesce al Restaurant Du Port

che se siete da queste parti non potete saltare.

Io ho bevuto tanta acqua e mangiato un salmoncino misero misero

ma i miei compagni d’avventura si sono scofanati tutto il menù e dicono,

ne valeva la pena!


La Moschea di Assan II,

la seconda più grande al mondo dopo la Mecca,

merita assolutamente una visita perché è qualcosa di meraviglioso.


Affaccia sul mare di Casablanca ed imponente è dir poco.

 

 

Essaouria, invece, l’avevo sottovalutata.

A 2 ore e mezza da Marrakech c’è questa piccola cittadina affacciata sull’Oceano Atlantico

con un porto che pullola di gente, gatti, pesci e venditori ambulanti.

Lungo la strada, invece, distese di alberi di Argan

e di cooperative in cui si producono olii e cosmetici e vuoi non fermarti?

Ne sono uscita con la Visa smagnetizzata

e talmente carica di trattamenti di bellezza

che se non divento come Belen entro ferragosto

denuncio lo stato del Marocco

per inganno che pare che l’olio di Argan faccia miracoli.


Ci siamo persi ( veramente ) per le sue stradine

in una Medina

completamente diversa da quelle viste fino ad ora,

piena di negozietti di artigianato, gallerie d’arte

e banchi di spezie.


Abbiamo mangiato del pesce buonissimo

in uno dei ristorantini tra la spiaggia,

il porto e la Medina.


Bisogna armarsi di pazienza perchè sono un tantino pressanti

ma il tutto consiste nello scegliere il pesce appena pescato, trattare il prezzo

e aspettare che lo cuociano alla brace.


Ma sono le terrazze affacciate sull’Oceano la vera meraviglia.


Scegliete un localino a caso tanto sono tutti belli e godetevi vento,

mojito ed il rumore delle onde del mare

( fatevi anche i selfie che sono instagrammabili di brutto ).

 


Per chi si sta chiedendo se mi sono totalmente ripresa dal virulone

la risposta è no.

Gli altri sorseggiavano mojiti ghiacciati,

io acqua naturale a temperatura ambiente

tra mutismo e rassegnazione però ero tremendamente felice.


Pura meraviglia!

Inshallah!

 

Ci risiamo!

Mi sono ustionata anche in Marocco

Questi 36.5 gradi a Marrakech non erano previsti.

Qui dicono che la temperatura media di questa stagione va dai 24 ai 28 gradi:

sono arrivata io e mi hanno accolta con sole alto nel cielo

e temperature ferragostane.

Ma Marrakech è talmente bella che il resto passa in secondo piano.


Abbiamo macinato km tra la Medina, il quartiere ebraico,

la piazza grande piena di gente e animali di ogni tipo

ma la bellezza del Jardin Majorelle batte tutto.

 

 

 

 


Sono rimasta incantata dalla quantità di piante di ogni specie e colore,

dal laghetto delle ninfee che Monet sarebbe andato a nozze

e dalla pace che si respira lì dentro.


Farsi un selfie è roba per intraprendenti:

bisogna mettersi in fila e attendere pazientemente il proprio turno

( sempre sotto il sole cocente africano eh! ).


Abbiamo bevuto il più buon centrifugato di frutta del Marocco

e visitato il Museo di YSL

che ha capito una vita fa quanto fossero belli e d’ispirazione questi luoghi.

 

 

 

In molti mi avete chiesto dove abbiamo soggiornato a Marrakech.

Ebbene, cotanta bellezza ha il nome di Riad Irene

e vi si accede da una delle porte secondarie della Medina

che gira di quì e gira di lì in 5 minuti si arriva a destinazione.

Semplice e molto comodo.


Di proprietà di una coppia parigina,

arredato unendo l’eleganza francese al gusto marocchino,

curato nei minimi dettagli,

pulitissimo ( cosa non scontata in Marocco ),

Colazioni super e più vicine al nostro modello europeo

( altra cosa non scontata in Marocco )

ma soprattutto accoglienza deliziosa.

 

 


Se avete in programma di andare a Marrakech tenetelo in considerazione,

sempre che non abbiate già prenotato a La Moumonia nel qual caso vengo con voi!

 

 

 

Le Grand Cafè de la Poste 

è è il mio ristorante del cuore a Marrakech.

Non ha nulla di marocchino ed il cibo è più europeo che africano ma tant’è:

mi ha conquistata.

Storico bistrot anni ‘20 recentemente restituito all’antico splendore,

pavimenti a scacchi bianchi e neri, una maestosa scala centrale,

legno scuro e palme in vaso ovunque

ma soprattutto il calore insostituibile delle candele

che avvolge non appena si entra.

Luci soffuse e musica dal vivo.

Si può mangiare sia fuori che dentro

( noi abbiamo mangiato ovunque  ).


Se siete di passaggio andateci e poi fatemi sapere.


Sono certa che lo amerete quanto l’ho amato io!

 

 

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Israele – IL Viaggio!

    Ci sono i viaggi e poi c’è il viaggio    Il mio viaggio è sempre stato Israele. Ho sempre pensato che sarebbe arrivato al momento giusto ed il…

 

 

Ci sono i viaggi e poi c’è il viaggio 

 

Il mio viaggio è sempre stato Israele.

Ho sempre pensato che sarebbe arrivato al momento giusto

ed il momento giusto è finalmente giunto.

A Tel Aviv siamo stati travolti dai racconti della nostra meravigliosa guida,

dai colori, dai sapori, dalla luce.

Abbiamo camminato per km e assaporato la magia di questa città in continua evoluzione.

( Io mi sono anche ustionata ma questa è un’altra storia ).

Abbiamo mangiato hummus fino a scoppiare e bevuto succhi di frutta fresca per rinfrescarci.

Ci siamo arrampicati fin sulla collina di Jaffa – che loro qui chiamano Yafo –

e abbiamo ammirato la sua bellezza, rimasta intatta nonostante siano passati più di 5000 anni.

Abbiamo passeggiato tra i banchi del souq annusando spezie

ed assaggiando fichi secchi e datteri giganti.

Ci siamo fatti avvolgere dalla brezza sulla spiaggia

e dalla magia che questo paese trasmette.

 

 

 

 

La sveglia la mattina presto è ciò che più odio dei miei giorni israeliani

ma è fondamentale per poter fare tutto ciò che abbiamo inserito nella nostra tabella di marcia

Alle otto di ogni mattina siamo sulla strada verso Cesarea.

Un sito archeologico meraviglioso che mi riporta subito al Libano e alle sue rovine.

Romana, edificate da Erode e divenuta una città portuale.

Piena di verde e di piante lussureggianti.

Di colori che creano un mix di armonioso contrasto con il mare che la accarezza.

 

 

Ma è a Zicron Yacov che mi innamoro senza possibilità di ritorno.

Piccolo villaggio costruito per volere del Barone Rothschild a fine 800,

si snoda su di un’unica via centrale costeggiata da botteghe.

Riporta al passato ed il salto indietro nel tempo è immediato.

Ma il bello deve ancora venire perché proprio alla fine della via

incrociamo un bar mitzvah ed è subito emozione.

 

Pranziamo da Tishbi– che se siete da queste parti non potete mancare –

e degustiamo formaggi, mostarde e vino Shiraz.

 

 

 

 

Dopo il vinello c’è rimasta solamente la forza di trascinarci a letto per un pisolino

invece scegliamo di andare ad ammirare le Terrazze Bahai o Giardini pensili di Haifa,

sul Monte Carmel.

Un insieme di giardini intervallati da terrazze che circondano il Mausoleo del Báb

e sono meta di pellegrinaggio per i Bahai e per chi come noi

non vuole perdersi nulla di questo meraviglioso paese.


 

La nostra ultima tappa prima di arrivare al kibbutz sul lago Tiberiade è Akko,

una città che può essere considerata uno dei vertici del periodo crociato

e del periodo ottomano in Israele e nel mondo.

Il kibbutz che ci accoglie è immerso nel verde, dotato di piscina,

centro benessere e tutto quel ben di dio lì

 

Ebbene,

saranno gli anni che passano inesorabili,

sarà il lavoro sempre più pressante, sarà il bisogno di dormire,

tant’è che le energie di un tempo sono sparite ma il viaggio

rimane sempre la cura migliore per tutti i mali.

 

 

 

“Adif lihiot chacham Asher Liot zodek”.

{ meglio essere saggi che avere ragione }

Ogni giorno in Israele è migliore di quello prima.

Abbiamo puntato a nord ed è stata emozione allo stato puro.

Iniziamo con Tzafat, una delle quattro città sante ebraiche insieme a

Gerusalemme, Hebron e Tiberiade.

Ma soprattutto centro dello studio kabbalistico in Israele.

( potete andarci anche se la kabbalah l’avete conosciuta grazie a Madonna,

pensando fosse la sua nuova hit parade anziché il suo nuovo credo! ).

Passare da Tzafat a Nazareth è un attimo ma l’impatto è notevole.

Per noi cresciuti a pane, Giuseppe, Maria ed il bambino nella grotta,

vederla con i nostri occhi è un’esperienza che è difficile da raccontare.

Abbiamo visitato la Basilica dell’Annunciazione e partecipato ad una messa in italiano

tenuta dai frati francescani di Puglia in pellegrinaggio.

( Qui, la maggior parte delle chiese cattoliche sono francescane

perché i francescani sono i custodi dei luoghi sacri in terra santa ).

Siamo scesi nelle grotte in cui sono vissuti Giuseppe e Maria

e dove poi ha vissuto tutta la famiglia di ritorno dall’Egitto.

Io tutt’ora non riesco a rendermi conto di aver toccato con le mie mani quei luoghi.

Per chi crede,

per chi non crede,

per chi è indeciso,

per chiunque sono luoghi che hanno energie potentissime

e arrivano tutte, credetemi.

Siamo scesi verso il Lago di Tiberiade, passando per Tabha,

luogo in cui c’è stata la moltiplicazione dei pani e dei pesci

e abbiamo chiuso il cerchio ad Arbel.

Un canyon silenzioso, pieno di sole e di vento, perfetto per salutare la Galilea.

Lunghe distese di ulivi e di capperi e la pace.

E’ stata la nostra ultima notte nel kibbutz,

la nostra ultima cena in “comune”,

il nostro ultimo risveglio con l’infinita Galilea in fronte

Puntiamo al Mar Morto.

( e per chi si chiede dell’hummus sì,

ne ho mangiato in quantità industriali,

solo che l’ho accompagnato con i falafel e la cosa è diventata seria.

Non è solo piacere, è una dipendenza ormai . )

 

 

 

Abbiamo lasciato il kibbutz alla volta di Kaser el Yehud

dove ci siamo immersi nel fiume Giordano per rinnovare il battesimo.

Il fiume è stretto ed al centro ha due file di boe

che delimitano il confine tra Israele e Giordania.

 

Guardare davanti a sè e vedere un altro paese fa parecchia impressione in effetti,

quanto l’acqua che sembra melmosa invece

quando la raccogli ti rendi conto che è limpidissima.

Per me è un mistero della fede, per loro è semplice corrente.

Ma è Masada il fulcro della mia giornata di oggi.

50 gradi, sole cocente e nemmeno una nuvoletta in cielo.

Saliamo con la funivia verso quello che è

il primo sito dichiarato

patrimonio universale dell’ UNESCO in Israele.

Antica fortezza naturale in the land of nowhere,

situata su una rocca a 400 m di altitudine rispetto al Mar Morto,

nella Giudea sud-orientale.

Uno dei miei sogni.

Ammirare il Mar Morto e l’infinito tutto intorno

mi ha dato una forza che è difficile da tradurre a parole.

 

Dal deserto della Giudea al tuffo nel Mar Morto è stato un attimo.

Fare il bagno nel mare più salato al mondo non è per niente piacevole.

Ho sentito bruciare ogni piccola parte del corpo,

ho lottato per tentare di nuotare ma niente,

ho dovuto arrendermi e galleggiare senza trucco e senza inganno.

E poi quei meravigliosi fanghi neri che

quando si seccano pare che ti si stacchi la pelle

e con 50 gradi dovrebbero seccare immediatamente

invece no,

niet,

venti minuti e sono lì,

ancora belli morbidosi.

Ma ogni cosa bella, si sa,

costa un po’ e noi stasera

siamo arrivati a Gerusalemme.

Una delle meraviglie del mondo.

Abbiamo cenato in una piazza bianca piena di gente, musica e vento 

Ebbene, ce la siamo conquistata cotanta bellezza.

 

 

 

Di Gerusalemme è difficile scrivere

È una città che ti toglie il fiato,

che ti travolge con i suoi rumori,

con la sua musica ad ogni angolo,

con tutto quel bianco che fa da riverbero al sole.

È un pout pourri di cultura, storia, arte.

È bellissima.

È mistica.

È magica.

È tua.

Ognuno ha la sua Gerusalemme perché ognuno vive la sua Gerusalemme.

Siamo stati a Gerusalemme il giorno di  Bar Mitzvah

e ne abbiamo incontrati un paio nel nostro pellegrinare.

Terminano al Muro del Pianto dove si srotolano le due pergamene

e dove noi abbiamo lasciato il nostro bigliettino con la nostra preghiera

( che verrà raccolto a fine anno insieme a tutti gli altri

e verrà seppellito sul monte degli

ulivi dove rimarrà per sempre ).

Preghiera che spesso è anche ringraziamento

perché troppo spesso ci dimentichiamo di dire grazie.

Ed io se sono qui oggi lo devo a chi mi ha fatta così pazza ma così pragmatica,

così rigida ma così emotiva,

così allegra ma così fragile

( sì, lo so, questo è solo per chi mi conosce veramente ma fidatevi che è così per davvero! ),

così legata alle mie origini ma così aperta verso nuovi orizzonti,

così complicata eppure così lineare.

Siamo tutto il contrario di tutto.

Siamo bianco e nero.

Siamo bene e male.

Siamo speciali perché siamo unici.

A Gerusalemme ho avuto la febbre, le ossa rotte, non riuscivo ad alzarmi,

avvolta nel piumone morbidissimo del mio letto in hotel eppure ero felice.

Forse il mio corpo mi ha chiesto di fermarmi per poter assaporare tutta la bellezza

che ho avuto la fortuna di vedere in questi giorni.

Ho cercato di abbracciarla tutta, la bellezza.

In ogni passo, in ogni segno, in ogni attimo.

Gerusalemme,

mi chiedo se questo mondo ti merita

perché per me rimani inarrivabile.

 

 

 

 

Era impensabile venire fino a qui e non andare a Betlemme.

Eppure arrivarci non è così semplice perché è in terra palestinese

ergo passaporto alla mano e tanta pazienza.

Se butta bene danno un’occhiata ai documenti e passi in 5 minuti.

Se butta male smontano la macchina e anche te.

Ma alla fine entri e ti ritrovi nella Basilica della Natività,

ti fermi alla mangiatoia e all’altare dei Re Magi

e ti inchini alla stella a 14 punte che è posta nel punto preciso in cui è nato Gesù.

Mi sono ritrovata a cantare “Tu Scendi dalle Stelle”

e sono tornata bambina in un attimo.

Le canzoni di Natale, per me, hanno il sapore delle Macine inzuppate

e delle pagine dei libri della Disney.

Mi rivedo con i miei capelli biondi

e la convinzione che in quella mangiatoia, 

prima o poi,

ci sarei arrivata.

Sacro e profano, lo so bene, ma la vita è così.

Un dualismo continuo, che poi è ciò che ti da la vera energia.

Gli opposti che si attraggono.

Le differenze che uniscono.

Dall’altare in un attimo ti ritrovi inginocchiata ai murales di Banksy.

Ma Betlemme è così:

un miscuglio di culture, religioni,

colori e sapori e noi abbiamo cercato di viverli tutti.

Un pranzo bohémien al mercato ed una cena al Link

se soggiornate da queste parti provatelo perché è una chicca –

ci hanno messo in pace con il mondo.

Siamo sopravvissuti al Mahane Yehuda Market

e a quintali di pane challah e credetemi è only for the brave.

( la nostra guida lo definisce la Trastevere di Gerusalemme ma lei è decisamente indulgente!!! )

Inizia lo shabbath e si brinda alla vita

ogni volta che si alza un calice perciò l’chaim, sempre.

 

        

 

 

Sono qui a scrivere e a ripercorrere i miei momenti israeliani

e la mancanza è forte.

Mi mancano i quintali di hummus che abbiamo mangiato fino a scoppiare

ed i succhi di frutta fresca che lì sono una sana abitudine.

 

🌺

 

Mi mancano le passeggiate tra i banchi del souq annusando spezie

ed assaggiando fichi secchi e datteri giganti.

 

🌺

 

Mi manca la brezza sulla spiaggia e la musica per le strade di Tel Aviv.

 

🌺

 

Mi mancano i nostri pranzi, quelli belli,

come quello al Tishbi: formaggi, mostarde e vino Shiraz.

 

🌺

 

E sì, mi manca pure il Mar Morto.

( Non ci crederete ma è vero ).

 

🌺

 

Ma mi manca soprattutto Gerusalemme:

bellissima, mistica, magica, mia.

La Mia Gerusalemme,

il Mio Israele,

le Mie emozioni,

il Mio viaggio.

 

🌺

 

Ancora e sempre l’chaim!

 

 

 

Per il nostro viaggio in Israele ci siamo rivolti a Secret Gardens Tours, 

il miglior tour operator che possiate desiderare. 

 

E poi, durante il viaggio, ci ha accompagnati la meravigliosa Yael 

Yael Israel Tours che è stata molto più di una guida.

Ha costruito il nostro viaggio su misura per noi.

Ce lo ha cucito addosso

e per questo non smetterò mai di ringraziarla.

Di una cultura sconfinata,

piena di un’energia meravigliosa,

rispettosa,

accogliente,

dolcissima.

Ci ha trasmesso il SUO Israele

perché il SUO Israele lei lo ha dentro.

Vive in lei e con lei.

Ci ha raccontato della sua famiglia, delle sue tradizioni,

di quanto sia orgogliosa di essere ebrea.

Abbiamo percorso km e km attraverso strade deserte,

panorami sconfinati, mare salato.

Noi siamo stati la sua famiglia per 6 giorni

e lei è stato il nostro riferimento qui.

Se decidete di venire a visitare questa terra meravigliosa

non potete che farlo con lei.

The best guide ever.

 

P.S. fa selfie 🤳 da paura e non è mica poco eh!

 

 

 

Questa che vedete non è solo una foto.

E’ vita!

Auguro a tutti voi che mi leggete di volare in Israele

per riempirvi gli occhi ed il cuore di bellezza!

 

 

 

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Hong Kong – un mondo di colori, di natura lussureggiante, di sapori coloniali!

  Alla fine arrivare a Hong Kong è stato meno lungo del previsto. La botta di melatonina e le comode poltrone della World Traveller Plus di British Airways  che mi hanno…

 

Alla fine arrivare a Hong Kong è stato meno lungo del previsto.

La botta di melatonina e le comode poltrone della World Traveller Plus di British Airways 

che mi hanno fatto dormire 12 ore filate così da arrivare qui fresca come una rosa  

Giusto il tempo di una manicure a bordo e ci ritroviamo a Hong Kong.

Peccato i 32 gradi umidissimi alle 8 di sera che mi hanno appassito in tempo record.

 

Hong Kong svetta verso l’alto ed è piena di colori.

Le strade sono piene di vita,

di gente e di pantigane giganti che attraversano sulle strisce tra pedoni frettolosi.

Ma parliamo di cose belle ovvero una cena delicious al Chiu Tang nel cuore della città 

Abbiamo assaggiato tutto il menù e bevuto litri di the caldo

( io continuerò sempre a preferire bevande ghiacciate

quando fuori c’è un caldo talmente torrido che l’Africa è una passeggiata )!

Ebbene, come ogni volta in cui decido di prenderla comoda,

ho pianificato i prossimi giorni in maniera serratissima

che questa è un’altra città che non dorme mai.

 

 

 

Camminare poco a Hong Kong è assolutamente impensabile.

 

Fosse solo per cambiare metro, sottoterra, dalla rossa alla verde.

Tocca macinare talmente tanti km che il contapassi va in tilt.

Ho visto migliaia di persone lì sotto.

Chi in prendisole

( con la protezione 50 che ti ustioni solo ad uscire dal portone di casa! ),

chi con jeans e felpa,

chi con le collant 80 denari contenitive e pure con due filetti di cashmere

che il cashmere, si sa, sta bene sempre.

 

 

È questo che mi sorprende delle grandi città asiatiche:

la varietà della gente che le abita.


Ogni volta mi fermo a guardarle e a fotografarle

per poi ricordarmi che anche quella volta a Singapore,

quell’altra a Kuala Lumpur

e pure quella a Tokyo.

 

 

Ebbene, non smetterei mai di ammirare la diversità.

E poi è tra i palazzi fatiscenti che svetta lo skyline di Hong Kong.

Venire qui senza salire sul Victoria Peak è un delitto.

Il Peak Tram che porta sulla cima è lì dalla fine dell’800

a ricordarci quanto il polmone verde della città fosse importante,

da sempre.

 

È da lassù che si può ammirare l’imponenza di Hong Kong

e la sua grande bellezza.

È da lassù che si respira quando a downtown l’afa di maggio ti stritola.

È da lassù che si parte per passeggiate immerse nel verde dei boschi

che avvolgono la montagna.

Ebbene, il mio telefono mi dice 10 km e più e siamo appena scesi.

 

Camminiamo tra negozietti tipici,

pieni di ciarpame misto a collane d’oro,

maschere di bellezza, ventilatori da borsetta,

gattini che salutano con la zampina,

panda e frutta fresca.

 

 

Hong Kong è così: tutto ed il contrario di tutto.

Sul far del pomeriggio troviamo la forza di trascinarci al The Peninsula

per quella che io reputo un’esperienza di vita.

Un afternoon tea che ci riporta immediatamente agli anni ‘20.

Argenteria e fiori freschi.

L’eleganza inglese che ancora si percepisce, e tanto.

La serenità data da un’orchestra che suona dalla balconata

per dame che sventolano smartphone al posto dei ventagli

e si scattano selfie mentre sgranocchiano scones e macarons.

 

Vivere per rivivere.

Assaporare.

Espirare pesantezza ed inspirare bellezza.

 

 

 

 

Macau è un delirio.

Macau palpita.

Macau ti trasporta in un’altra dimensione.

Portoghese fino al 1999 ed ora regione autonoma a statuto speciale della Cina

è un poutpourri di culture, stili, colori.

Ha una moneta sua, la Pataca di Macau, e 40 casinò.

E questo la dice molto lunga.

Siamo arrivati con l’aliscafo veloce e con una fame da terzo mondo

perché il sonno ha vinto sulla colazione 10-0.

Ma che ingenuità pensare di pranzare a Macau.

Siamo stati catapultati nel cuore pulsante di questa città

a metà tra fantasia e realtà.

 

Siamo passati dai grattacieli modello MGM

alla Casa do Mandarin che se venite da queste parti non potete non visitare.

Abbiamo percorso km tra dedali di stradine piene di gente, di risa e di vita.

Abbiamo ammirato ciò che è rimasto della Cattedrale di San Paolo

e passeggiato ad Amsterdam, a Parigi, a Venezia.

Come una Las Vegas d’Oriente,

Macau ti porta dall’eleganza dei vecchi templi cinesi al kitch degli Strips,

dai negozi lussuosi alle baracche a bordo strada.

Eppure ai nostri occhi è apparsa così affascinante.

In molti mi hanno chiesto se la preferisco a Hong Kong

ma vi giuro non so rispondere.

Quando si parla d’Oriente il gioco si fa serio.

È stato il mio amore adolescenziale

( il secondo ad onor del vero – che, comunque, non si scorda mai neanche quello!!!! ),

quello dei primi viaggi da sola,

quello che torni a casa e invece dell’autoabbronzante e delle ciglia finte

ti cospargi di polvere di riso e perle che ti fanno così elegante.

Ecco, io ho avuto un colpo di fulmine che avevo neanche 20 anni

e finalmente sono tornata qui per riprendere quel famoso filo che avevo lasciato vagante.

So che andremo lontano ma dove è ancora difficile a dirsi.

Ho scelto di vivere in divenire, come mi hanno insegnato qui.

Lo so, ci ho messo un po’,

ma vi giuro che tornare indietro ora è impossibile.

P.S. per non farci mancare niente abbiamo cenato ad Hong Kong

perché ho avuto una dritta da un’amica che mi ha detto solo: Mango Tree

E così Mango Tree fu.

Una cena thai/fusion da leccarsi i baffi.

Mi ritrovo al 12esimo piano con lo skyline di fronte a scrivere

e a ripercorrere momenti che so resteranno indelebili.

 

 

Il bello di avere amici viaggiatori è posto che vai,

consiglio che ricevi.

Grazie a Silvia oggi siamo arrivati a Lantau,

l’isola più grande di Hong Kong, famosa per la sua natura incontaminata,

le colline verdeggianti, le enormi vallate,

i sentieri selvaggi, i monasteri ed i monumenti storici.

Siamo saliti con la teleferica dopo una colazione in un china bistrot

dove mi sono innamorata del classico americano naturalizzato a Hong Kong

che con i suoi bicipiti ed il suo sorriso smagliante hanno illuminato la mia giornata nuvolosa.

 

How to fall in love in Hong Kong?

Chiedete a me e vi sarà spiegato 

 

Lantau è proprio come mi è stata descritta:

verde, silenziosa, zen.

Tempio buddista con Buddha gigante

che troneggia sulla cima che pare esser lì a benedire tutti noi.

La pace che si respira lassù ti avvolge come il vento che muove capelli e nuvole.

C’è un bel sole mentre a downtown è nebbia fitta.

Ci sono le ragazze con l’ombrellino di carta

che tengono al sicuro la loro pelle di porcellana.

Ci sono le mucche che qui sono sacre.

Ci sono cani, tanti cani, tutti cicciotti e felici.

E poi più giù, a 10 minuti di taxi,

’è Tai O che dovete assolutamente visitare se venite qui.

 

Quanto aveva ragione Silvia.

 

Si torna indietro in un attimo.

È il passato che rivive,

la Cina che tutti noi immaginiamo.

Il vero villaggio di pescatori con il suo mercato e le case sulle palafitte.

Sembra di essere in una favola.

 

E anche la nostra, alla fine, è una favola.

Festeggiamo 25 anni di amicizia.

 

25 anni di incontri in giro per il mondo che noi si vive in continenti diversi

( e quindi ancor di più complimenti a noi per la caparbietà che mica è tutto così facile! ).

Decidiamo di festeggiare nel locale più alto del mondo.

118esimo piano.

2 minuti scarsi di ascensore.

 

L’ Ozone ci accoglie e non ci lascia più.

Ne abbiamo di cose da raccontarci

ma soprattutto ne abbiamo di cose per cui essere grati.

Abbiamo passato momenti impegnativi, drammatici anche,

ma se siamo ancora qui è perché ci abbiamo creduto

e non abbiamo mollato mai.

Anche quando ci si sono messi di mezzo interi continenti.

 

Perché il bene arriva dappertutto.

Perché l’amore è l’unica cosa che può renderci migliori.

Amate e amatevi.

Ditevelo.

Ricordatevelo.

Fatelo oggi che domani potrà essere migliore o peggiore,

ma non sarà mai ora.

 

Grazie per questi momenti magici Hong Kong.

Colpita e affondata 

 

Di Hong Kong mi rimarranno dentro i colori sgargianti,

la natura lussureggiante in una delle metropoli più densamente popolate al mondo,

il profumo del riso saltato, i grattacieli alternati alle case sulle palafitte,

i taxi colorati che colore che scegli quartiere della città che vai,

le camminate lunghe km che tra una fermata della metro e l’altra ci stanno una città,

una provincia e qualche centro commerciale,

il caldo – tanto caldo da farti mancare il respiro ma è vero che ci si fa l’abitudine.

Il bar più alto del mondo che da la sensazione di ondeggiare ad ogni passo.

Le ragazze con l’ombrellino di carta,

così lontane da noi che rincorriamo il sole ad ogni costo.

I villaggi dei pescatori in cui si fa un salto indietro di almeno 50 anni.

Il Buddha con i suoi templi.

E i giardini.

Quei giardini che sembrano incantati.

Le mucche che passeggiano lungo la strada e le serrande colorate.

Quell’aura di coloniale che ancora aleggia.

I nostri the pomeridiani.

Lenti, lentissimi.

Zen.

La magia del riuscire finalmente ad assaporare la bellezza.

Anche dopo essermi accorta di aver sbagliato la data del rientro

( e non mi era mai successo prima! ).

 

Ma è stata soprattutto il luogo dove abbiamo celebrato i 25 anni di un’amicizia

nati sui banchi di una High School americana e arrivati fino a qui.

 

Ebbene, Hong Kong, per me, è stata una grande sorpresa.

Una ventata di aria fresca dopo un periodo pesante.

Un nuovo inizio  

 

 

 

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Weekend a Varsavia – mille facce e altrettante sfaccettature di una città elogio della semplicità e della lentezza!

  Varsavia. C’è silenzio e c’è la neve   Ci sono le candele e ci siamo noi. Sono stata in Polonia per la prima volta quest’estate ed ho tanto sperato di…

 

  1. Varsavia.

  2. C’è silenzio e c’è la neve  
  3. Ci sono le candele e ci siamo noi.
  1. Sono stata in Polonia per la prima volta quest’estate
  2. ed ho tanto sperato di tornarci in inverno con la neve
  3. perché dove ci sono fiocchi c’è magia.
  4. Ed eccoci qui.
  5. Luci di Natale dappertutto, pesanti portoni in ferro decorato,
  6. neve lungo i bordi delle strade e un’atmosfera d’altri tempi.
  7. Ci ha conquistato subito.
  8. Con la sua eleganza e la sua lentezza.

  9. Con il suo freddo pungente e le sue zuppe calde.

  10. Con quel maestoso albero di Natale illuminato in piazza ed è quasi febbraio.

  11. Ecco, diciamocela tutta, l’albero vince su tutto,
  12. io posso ricominciare a canticchiare le canzoni di Natale senza vergognarmi
  13. ed in un attimo è poesia

 

 

 

  1. Il primo giorno ci siamo svegliati in una Varsavia cupa e nuvolosa.
  2. Ma la pioggia non ci ha fermato e abbiamo battuto Stare Miasto,
  3. la città vecchia, da cima a fondo.
  4. Quelle stradine ancora addobbate,
  5. i mille locali nascosti che per alcuni neanche Google Maps,
  6. le coppiette innamorate ad ogni angolo che ad averne in Francia
  7. Prévert ci avrebbe scritto un’intera
  8. enciclopedia,
  9. le chiese e i pierogi.
  10. Si, lo so che sto mischiando sacro e profano ma oggi è andata così:
  11. per metà giornata non abbiamo fatto altro che mangiare e bere
  12. e l’altra metà l’abbiamo dedicata al museo degli ebrei polacchi,
  13. il Museo Polin.

  14. In tanti mi hanno chiesto se abbiamo scelto di venire in Polonia in occasione
  15. dell’anniversario della Shoa
  16. ma no,
  17. è stato un caso, e la bellezza sta proprio qui.

  18. È sempre un colpo al cuore ripercorrere quel pezzo di storia.

  19. Passa il tempo ma fa male lo stesso, forse anche di più.

  20. Buona notte sognatori, nonostante la pioggia qui si riescono a vedere le stelle.

  21. Vorrà pur dire qualcosa, no?

 

 

  1. Varsavia è stata quasi completamente distrutta durante la seconda guerra mondiale,
  2. per poi risorgere partendo dal centro storico a Stare Miasto,
  3. fedelmente riportato in vita grazie ai dipinti del Canaletto.
  4. Ed è proprio la città vecchia che è la chicca.
  5. Oggi abbiamo macinato km a Praga,
  6. l’unico quartiere scampato ai bombardamenti
  7. e che conserva tutt’ora gli edifici fatiscenti di inizio secolo. 
  8. Sono anni di fermento e rinascita,
  9. di atelier di pittori e fabbriche dismesse ora studi artistici.

  10. Sono come la nostra vicina Yugoslavia negli anni ‘80.

  11. Sono le “latterie” – una sorta di mensa ricordo dell’era comunista
  12. e ancora in voga tra gli autoctoni.

  13. Sono cioccolate calde densissime al Wedel
  14. che tuttora ha conservato lampadari e pavimenti originali.

  15. Sono le birrette a metà pomeriggio ed il loro vino, per noi imbevibile,
  16. che ci ostiniamo ad ordinare ogni sera perché sennò con che cosa si brinda?

  17. Sono i colori dei murales ed il cielo plumbeo.

  18. Sono i nostri giorni polacchi 

 

 

  1. Ci ho messo un po’ a capirla, questa città.
  2. Ci ho messo qualche giorno a comprendere la sua riservatezza
  3. ciò che mi ha fatto innamorare di questo paese così accogliente e così pulito,
    1. ciò che mi fa dire con certezza che presto ci rivedremo 

      Di Varsavia non dimenticherò le decorazioni
    2. ma soprattutto lo spirito natalizio a fine gennaio 
    3. Qui Santa Claus  batte il carnevale 10 a zero!

    4. Le zuppe calde, i pierogi due volte al dì
    5. che quelli curano il cuore più di una medicina,
    6. la birra a fiumi ed il vino che la mia nonna avrebbe definito rosolio.

    7. I suoi caffè così caldi, così liberty, così accoglienti.

    8. La cioccolata calda densissima.

    9. Il profumo di pino lungo le strade e la pista di ghiaccio che circonda la sirenetta.

    10. La pioggia  , tanta pioggia, ogni giorno,
    11. ma vuoi mettere il romanticismo?

    12. Perché Varsavia è romantica di brutto, nonostante le ferite,
    13. nonostante il dolore, nonostante tutto ciò che ha passato.

    14. Ha mille facce e altrettante sfaccettature.

    15. Ha la grazia di una vecchia signora che beve un thè caldo
    16. e l’arroganza di una teenager ribelle.

    17. Ha scorci meravigliosi e angolini con silenzi assordanti.

    18. Ha la delicatezza della semplicità.

    19. Ha l’eleganza ma soprattutto ha la lentezza.

    20. Quella lentezza che serve ad assaporare la vita  

 

 

 

  1. Noi siamo passati di qui e ci sono piaciuti tutti un sacco: 
  2. Pod Samsonem – ci siamo fermati a pranzo e ci hanno deliziato
  3. con piatti tipici e birra polacca buonissima;

 

  1. Same Fusy – sala da the carinissima, accogliente e molto polacca!
  2. Io ho preso il the di Winnie The Pooh e vi ho detto tutto!

 

  1. To Lubie – uno dei miei posti preferiti.
  2. Sembra di stare in uno di quei film romantici francesi.
  3. Candele, finestre di legno umide e musica in sottofondo.
  4. The caldo e fetta di torta obbligatori 😉

 

 

  1. Stolica – forse il mio preferito.
  2. Ristorante elegante ma non troppo.
  3. Semplice ma non troppo.
  4. I migliori pierogi mangiati a Varsavia e la carne cotta a puntino.
  5. E ultimo ma non ultimo, sono simpatici!!

 

 

 

 

 

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