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Categoria: Books

Un bel posto si chiama poesia – Lorena Silvia Sambruna

  Lorena  la conosco da un bel po’ di tempo. I miei ricordi mi riportano al nostro primo incontro quando, per errore, sono entrata a casa sua. Lei mi ha…

 

Lorena 

la conosco da un bel po’ di tempo.

I miei ricordi mi riportano al nostro primo incontro quando,

per errore,

sono entrata a casa sua.

Lei mi ha accolta raccontandomi una barzelletta. 

Perché Lorena è così,

con lei si ride sempre.

“Un bel posto si chiama poesia”

è il suo secondo libro.

 

Dopo

” Amiche del cactus ” ( Link al post ),

Lorena torna con una raccolta di poesie.

Intime,

profonde,

toccanti.

 

“Ascolto silenzi urlati tocco silenzi dorati.

Riverso in versi parole, carezze per l’anima.” 

 

Dicono di lei:

”Le sue delicate poesie sono intrise dalla luminosità della luna,

dallo scintillio delle stelle,

dall’aria rarefatta che è una carezza universale.”

 

Mirella Marabese Pinketts

 

”L’arte di Lorena fosse quella di estrarre dalle parole la loro essenza più profonda,

per reinterpretarle secondo un afflato morale che lo pervade.”

 

Alessandra Comazzi 

 

“Sentieri di parole,

oceani di pensieri,

Viaggiare con la poesia è l’esperienza più esaltante del mondo”.

 

Catena Fiorello Galeano

 

Una cosa bella di questo libro è l’unione delle parole con l’arte.

 

 

In copertina: un’opera dell’artista Ivano Parolini dal titolo ”Gabbia Illusione” 

e all’interno opere dell’artista Carlos Prieto.

 

 

 

 

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Sanremo – Una Storia Tutta Italiana – Il Libro!

      Parliamo di Sanremo. La vedete la mia faccia da scema nella foto? Manca meno di una settimana ed io sono prontissima!         Per chiarire…

 

 

 

Parliamo di Sanremo.

La vedete la mia faccia da scema nella foto?

Manca meno di una settimana ed io sono prontissima!

 

 

 

 

Per chiarire qualsiasi dubbio in merito,

io AMO Sanremo.

Amo l’atmosfera che si crea con settimane di anticipo.

Amo il gossip festivaliero del chi veste chi, chi pettina chi,

chi sta con chi, chi vincerà e chi successo avrà.

E poi amo i fiori.

I fiori di Sanremo.

Il mio gruppo di ascolto è lo stesso da anni.

Pochi ma buoni.

Io e Sara.

E Lorena, ogni anno in una città diversa, in collegamento Whatsapp!

Non ci siamo scelte per condividere 5 lunghe serate insieme, è capitato;

semplicemente siamo le uniche che lo guardano,

snobbate da fidanzati, mariti, parenti ed amici.

Tutti contro di noi.

Tutti contro Sanremo.

Ma noi non molliamo anche quando tra i Big non c’è Albano.

Anche se non presenta Gianni che per noi è cosa gravissima.

Lo scorso anno ho avuto la fortuna di conoscere Mauro Gliori:

medico di mestiere e autore de

“Sanremo. Una Storia Tutta Italiana”

insieme e Dario Salvatori, che di Sanremo se ne intende.

 

 

Ebbene,

ci siamo incontrati a casa sua grazie ad amici comuni,

nella bellissima Versilia che d’inverno conserva comunque il suo fascino.

Uno spritz aperol per entrare subito in sintonia e via di racconti.

Mauro è poliedrico: dipinge, ama la musica e gli animali ma soprattutto ama Sanremo.

La quantità enorme di appunti che ho raccolto durante quel

pomeriggio passato con lui che mi ha travolto con i suoi meravigliosi racconti

sanremesi è enorme.

 

 

 

Che il Festival della Canzone Italiana ebbe il suo primo battesimo

il 25 agosto del 1948 alla Capannina del Marco Polo di Viareggio lo sapevate?

Che fino al 1976 la sede del Festival era il Salone delle Feste del Casinò di Sanremo

e non il famoso Teatro Ariston con il suo temutissimo palco vi era noto?

Che Nilla Pizzi occupa tutti e tre i gradini del podio nel 1952 vi pare possibile?

Ebbene, se tutti questi aneddoti vi incuriosiscono,

non potete non leggere questo libro che, come una Bibbia,

ripercorre la storia del Festival di Sanremo,

dal 1951 quando si risolveva tutto in una sola serata in radio

fino alle 5 dirette in mondovisione su Rai 1.

Perchè non parla solo di musica ma racconta anche tutto ciò che sta intorno

a questo grande evento che è il Festivàl.

E’ pieno di aneddoti,

racconti del back-stage,

curiosità e spigolature

( quando avrete in mano il libro, amerete le sue spigolature, ne sono certa! )

 

 

 

Leggere questo libro mi ha fatto pensare che il bello di Sanremo, in fondo, è questo:

sono passati decenni,

siamo cresciuti

e tanti di noi ancora si ritrovano a guardare un programma che ha più di 60 anni.

Perchè la musica è gioia,

è allegria,

è felicità,

è leggerezza.

La musica non ha età.

Sanremo non ha età.

Lode a Sanremo, nonostante tutto!

 

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Intervista a Maria Elisa Gualandris – Autrice de “Nelle Sue Ossa”

  Ho avuto il piacere di leggere “Nelle sue Ossa”, opera prima di Maria Elisa Gualandris. Sono stata travolta dalle avventure di Benedetta Allegri, giornalista precaria che si occupa di…

 

Ho avuto il piacere di leggere

“Nelle sue Ossa”,

opera prima di Maria Elisa Gualandris.

Sono stata travolta dalle avventure di Benedetta Allegri,

giornalista precaria che si occupa di cronaca nera

per un giornale online sul Lago Maggiore.

Passeggiando la sera sul lungolago

si imbatte in una villa disabitata

dove sono state rinvenute delle ossa umane risalenti a molti anni prima.

Appartengono a Giulia,

ragazza scomparsa nel 1978.

Benedetta inizia ad occuparsi del caso nella speranza

di rilanciare la sua carriera precaria

e si ritrova totalmente coinvolta dalla storia di Giulia.

Nessuno ha mai segnalato la sparizione alla Polizia,

così Benedetta si incaponisce

e decide di renderle giustizia,

scoprendo che la piccola cittadina sul lago

nasconde misteri e segreti.

Contestualmente deve affrontare una serie di problemi personali

tra cui il fidanzato che vorrebbe un rapporto più stabile

e la difficile gestione del fascino che

il commissario Giuliani

– dirigente dalla Squadra Mobile – esercita su di lei.

 

 

 

Edito da Bookabook con il metodo del crowfounding è il libro di esordio dell’autrice.

Maria Elena Gualandris, giornalista professionista, si occupa da sempre di cronaca nera. 

Un programma in radio “Giornale e Caffè” su Rvl La Radio e ” I libri di Meg “,  blog grazie al quale condivide la sua passione per la lettura.

Finalista al concorso “GialloStresa” nel 2013 con il racconto Pesach (Eclissi).

Vive sul Lago Maggiore, dove è ambientato il romanzo.

 

 

 

 

 

Maria Elisa Gualandris è una giornalista professionista che scrive di cronaca nera e giudiziaria. Vive sul Lago Maggiore e ogni mattina conduce il programma “Giornale e Caffè” su Rvl La Radio. Nel 2016 ha creato il blog I libri di Meg per condividere la sua passione per la lettura ed è stata finalista al concorso “GialloStresa” nel 2013 con il racconto Pesach, (Eclissi).

“Nelle sue ossa” è il suo primo romanzo.

 

 

Maria Elisa, dichiaro subito la mia grande curiosità per te e per il tuo romanzo.

E questo per motivi diversi di cui parleremo nel corso di questa intervista.

Giornalista che si occupa di cronaca nera e giudiziaria, un programma in radio e un blog dove parli di libri.

Raccontaci un po’ di te.

        

Grazie, ne sono felice!

Sono una giornalista, collaboro con diverse testate locali, e amo da sempre scrivere e, soprattutto, leggere. Vivo a Verbania, sul lago Maggiore.

Mi sono laureata in filosofia.

 

“Nelle sue ossa” è la tua prima opera letteraria.

Hai deciso di scrivere un romanzo giallo perché conosci bene la materia o per indagare quel lato oscuro che attira tanti ma che pochi hanno il coraggio di affrontare?

 

Il giallo è da sempre il mio genere preferito.

Ne ho letti tantissimi.

Comunque non è stata una scelta, ma mi è venuto proprio naturale scriverne uno.

Sicuramente mi sono orientata su argomenti che conoscevo bene perché per me è sacro il principio secondo il quale è sempre meglio scrivere di ciò che si conosce.

Soprattutto per chi, come me, è alle prime armi con un romanzo.

 

Protagonista del tuo romanzo è Benedetta Allegri, giornalista come te.

Energica, forte, caparbia, una tosta che non molla e non si ferma di fronte a niente.

Cosa vi accomuna? 

 

Sicuramente ci accomunano la curiosità e la passione per questo lavoro. Benedetta, però, è molto più coraggiosa di me. E comunque io ho la fortuna di vivere della mia professione, per Benedetta, invece, la strada è ancora piuttosto in salita.

 

Le ossa della studentessa ritrovate sono frutto della tua fantasia o ti sei ispirata a fatti di cronaca da te trattati?

 

La storia è di mia fantasia.

Però sicuramente sono stata influenzata da casi di cronaca purtroppo avvenuti veramente che mi hanno molto colpita.

Penso, ad esempio, a Lidia Macchi o Elisa Claps.

Vite spezzate troppo presto e famiglie che hanno vissuto il dolore della perdita e che hanno anche dovuto lottare per avere giustizia.

 

Ambientato sul Lago Maggiore che perfettamente si presta come sfondo per un giallo, mi ha particolarmente colpito l’attenzione che dedichi alla descrizione dei personaggi, all’ambientazione ma soprattutto al già citato oscuro lato dell’essere umano. La passione per la scrittura traspare forte e ne sai fare buon uso. Quanto deriva dal tuo essere giornalista e quanto dalla tua sensibilità?

 

Innanzitutto ti ringrazio, ne sono felice.

Credo che la scrittura nasca dalla passione per la lettura.

Credo che il mio lavoro di giornalista mi abbia aiutata nella di sintesi e mi ha costretta  a “pulire” la scrittura.

 

Ormai viviamo su Internet. Costantemente connessi. Scriviamo in codice. La comunicazione ha cambiato totalmente vestito. I libri sono diventati audiolibri. In tutto questo io resto ancorata alla carta perché credo che i libri siano una sorta di terapia, per chi li legge e per chi li scrive. Quanto la scrittura è terapeutica per te?

 

 

La scrittura è per me uno spazio di libertà.

Mi dà la possibilità di staccarmi da tutto, compresi i social, e di immergermi in un mondo in cui tutto può succedere.

 

Tu hai pubblicato con il metodo del crowdfunding tramite la casa editrice Bookabook.

Ci racconti come funziona?

 

Ho inviato il mio manoscritto durante il primo lockdown.

Dopo 15 giorni mi hanno risposto per comunicarmi che avevo superato la preselezione.

Da lì è partita la campagna di crowdfunding: 100 giorni per prevendere 200 copie, cartacee o ebook. Raggiunto l’obiettivo è partito l’iter classico di pubblicazione, con editing, copertina e tutti i passaggi necessari.

 

Benedetta, la protagonista, vivrà nuove avventure? Hai in previsione un seguito de “ Nelle sue ossa” ?

 

Benedetta tornerà, spero, nel 2022. Con una nuova indagine.

 

Hai una nuova storia nel cassetto? Un nuovo romanzo pronto a fare capolino, anche solo nella tua fantasia.

 

Per ora mi sto concentrando sulla seconda avventura di Benedetta.

 

Quali sono le letture che ti hanno ispirato o segnato nella vita?

 

Posso dire che in qualche modo ogni libro che ho letto mi ha ispirata in qualche modo.

Sicuramente tutto è cominciato da piccola, con “Piccole donne” e “Peter Pan”.

Poi ce ne sono stati molti altri: “Delitto e Castigo”, “Madame Bovary”, “I promessi sposi”, “La Storia”, solo per citarne qualcuno.

 

 

 

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Una Storia Straordinaria – Intervista a Diego Galdino

    Avevo sempre sognato, da grande, di fare l’aggettivo. Federico Fellini   Che io sia una lettrice accanita è cosa nota. Che fare domande sia una delle mie passioni…

 

 

Avevo sempre sognato, da grande, di fare l’aggettivo.

Federico Fellini

 

Che io sia una lettrice accanita è cosa nota.

Che fare domande sia una delle mie passioni è altrettanto noto.

Che chiaccherare con l’autore mi piaccia tanto quanto

( forse anche di più )

leggere lo sapete tutti ormai.

 

Ed eccoci qui a parlare di ” Una Storia Straordinaria “ con Diego Galdino.

Una storia d’amore e di dolore, di cadute e di risalite, di forza e di rinascita.

E si sa che, quando si parla di rinascita, vengo colpita e affondata che,

nonostante sia l’ultima dei non romantici,

alle rinascite ho dovuto piegarmi.

Quando succede,

del tutto inaspettatamente,

tocca accettare di non essere immuni

ma soprattutto certe cose non sono spiegabili.

Possiamo interpellare la chimica, la magia, il destino, il fato.

Certo è che sono le emozioni a muovere il mondo.

Emozioni che si provano, anche, leggendo un libro.

 

 

Diego Galdino vive a Roma, autore, non solo di romanzi, ma anche dei più fantasiosi caffè della capitale.

Definito da Il Messaggero il Cindarella Man della letteratura, è tradotto in molti paesi europei e del suo romanzo d’esordio ” Il Primo Caffè del Mattino ” sono stati venduti i diritti cinematografici in Germania.

 

 

 

 

 

Sono abituata ad iniziare con le domande inerenti al libro e a finire parlando della storia dell’autore ma con te vorrei fare il contrario perchè ho riscontrato delle similitudini nel nostro percorso – cosa che raramente mi accade ma di cui spesso mi viene chiesto – perciò colgo la palla al balzo per dare libero sfogo alle domande.

Dall’attività commerciale di famiglia alla scrittura il passo non è breve.

Cosa ti ha portato a scrivere?

 

Sicuramente l’amore, la voglia di raccontare la mia storia d’amore, una storia d’amore finita male, anzi forse mai iniziata, se non nel mio cuore e nella mia testa. Ho usato la scrittura come un confidente, come se dicessi senza filtri, senza paura quello che sentivo prorompere dal mio io più profondo, seguendo alla lettera nel vero senso della parola il principio del movimento romantico per eccellenza…Sturm und drang, tempesta e impeto…

 

 

 

Ho letto del tuo viaggio di un giorno partendo da Roma passando attraverso la Cornovaglia per arrivare a Penzance, una delle ultime cittadine d’Inghilterra, fino alle scogliere di Land’s End e mi sono commossa.

Un po’ perché sono una viaggiatrice seriale ma soprattutto per il motivo che ti ho portato fino a lì.

Mi piacerebbe che tu ce lo raccontassi, perché sono convinta che tutti abbiamo bisogno di ricordarci che sono le emozioni ed i sentimenti a muovere il mondo ( o a farci muovere nel mondo! ).

 

 

Ho iniziato a scrivere molto tardi, ma poi non ho più smesso. Per me la prima storia che ho scritto resta indimenticabile perché è nata in un modo particolare e per merito di una ragazza a cui sono stato molto legato…Un bel giorno mi mise in mano un libro e mi disse: «Tieni, questo è il mio romanzo preferito, lo so, forse è un genere che piace più alle donne, ma sono certa che lo apprezzerai, conoscendo il tuo animo sensibile». Il titolo del romanzo era Ritorno a casa di Rosamunde Pilcher, e la ragazza aveva pienamente ragione: quel libro mi conquistò a tal punto che nelle settimane a seguire lessi l’opera omnia dell’autrice. Il mio preferito era I cercatori di conchiglie. Scoprii che il sogno più grande di questa ragazza di cui ero perdutamente innamorato era quello di vedere di persona i posti meravigliosi in cui la Pilcher ambientava le sue storie, ma questo non era possibile perché un grave problema fisico le impediva gli spostamenti lunghi. Così, senza pensarci due volte, le proposi: «Andrò io per te, e i miei occhi saranno i tuoi. Farò un sacco di foto e poi te le farò vedere». Qualche giorno più tardi partii alla volta di Londra, con la benedizione della famiglia e la promessa di una camicia di forza al mio ritorno. Fu il viaggio più folle della mia vita e ancora oggi, quando ci ripenso, stento a credere di averlo fatto davvero. Due ore di aereo, sei ore di treno attraverso la Cornovaglia, un’ora di corriera per raggiungere Penzance, una delle ultime cittadine d’Inghilterra, e le mitiche scogliere di Land’s End. Decine di foto al mare, al cielo, alle verdi scogliere, al muschio sulle rocce, al vento, al tramonto, per poi all’alba del giorno dopo riprendere il treno e fare il viaggio a ritroso insieme ai pendolari di tutti i santi d’Inghilterra che andavano a lavorare a Londra. Un giorno soltanto, ma uno di quei giorni che ti cambiano la vita. Tornato a Roma, lasciai come promesso i miei occhi, i miei ricordi, le mie emozioni a quella ragazza e forse le avrei lasciato anche il mio cuore, se lei non si fosse trasferita con la famiglia in un’altra città a causa dei suoi problemi di salute. Non c’incontrammo mai più, ma era lei che mi aveva ispirato quel viaggio e in fin dei conti tutto ciò che letterariamente mi è successo in seguito si può ricondurre alla scintilla che lei aveva acceso in me, la voglia di scrivere una storia d’amore che a differenza della nostra finisse bene e poi non ho più smesso fino ad arrivare a Il primo caffè del mattino…

 

 

Il tuo primo romanzo ” Il primo caffè del mattino ” è del 2013 ( non l’ho ancora letto ma da oggi è nella mia lista ) ed è stato definito un caso letterario.

Da lì non ti sei più fermato.

Oggi ti pubblicano in Germania, Austria, Svizzera, Polonia, Bulgaria, Serbia, Spagna e Sudamerica.

Come nasce un tuo romanzo?

Hai uno scrittore di riferimento?

 

I miei romanzi nascono tutti alla stessa maniera. Il filo conduttore della storia è un gomitolo con cui giocano la mia fantasia ed il mio cuore quasi fossero le zampe di un gatto che lo spingono in avanti correndogli poi dietro… Questo gomitolo parte e l’intreccio narrativo si dipana nella mia testa, senza fermarsi mai se non tra le pagine scritte del mio libro. Il mio punto di riferimento letterario è sempre stata Jane Austen e il suo romanzo Persuasione che è il mio libro del cuore. Come lei scrivo cercando di rendere leggendario l’ordinario.

 

 

Finalmente parliamo di ” Una storia straordinaria “.

All’interno del libro affronti una moltitudine di temi con la leggerezza di una carezza.

Penso alla perdita della vista di Luca, il protagonista.

Credi che la nostra società sia pronta ad accettare la diversità come ha saputo fare Silvia e che davvero il destino di ognuno di noi sia già scritto?

 

 

Non lo so se la nostra società sia pronta ad accettare la disabilità. Io credo che ogni persona viva i propri sentimenti arbitrariamente e si rapporti di conseguenza al mondo che la circonda. Noi siamo la società e se essa ancora non accetta la disabilita vuol dire che sono di più le persone che non si fidano dei sentimenti che quelle che si fidano. Io credo nel destino, ma credo anche che se il protagonista del film Serendipity non fosse entrato in ogni libreria di libri usati per sfogliare la copia de L’amore ai tempi del colera sperando di trovare il numero scritto da Sara, il destino non l’avrebbe ricompensato. È sempre una questione di fede… Nel destino, nell’amore.

 

 

Affronti il tema del “superare il trauma” da prospettive diverse.

Silvia, una donna aggredita – ahimé tema molto attuale! – che continua a vivere con la paura che non l’abbandona mai e Luca che si ritrova disabile e che lavora per modificare la sua vita fino a rinascere nuovamente, anche grazie a lei.

Credi ci siano delle differenze tra disabilità fisiche, ovvero presenti oggettive tangibili e traumi subiti, che sopravvivono ancora nella nostra testa ma che all’esterno non sono visibili?

Alla fine, in entrambi i casi, si rischia di vivere una vita limitata, a metà.

 

 

Forse le ferite dell’anima sono più dolorose e trancianti di quelle fisiche. Perché nel caso di Luca e della sua improvvisa cecità entra in gioco l’istinto di sopravvivenza che materialmente ti porta a reagire con i fatti per superare le oggettive difficoltà. Lui lo sa che non potrà più guardare le persone che ama, la sua città, i film, la cecità non lo coglie alle spalle, l’affronta sul campo di battaglia della vita faccia a faccia. Il nemico di Silvia è meschino, infido, si nasconde tra le pieghe della paura è un terrorista che ti colpisce quando meno te l’aspetti e ti lascia nell’impotenza di ignorare quando e dove tornerà a colpirti. Per assurdo tra i due è più Silvia che ha bisogno di Luca e non il contrario.

 

 

L’amore che abbatte i muri, che distrugge le corazze che con fatica e precisione certosina ci costruiamo per difendere la parte più intima di noi ma soprattutto la rinascita grazie ad una persona che ci completa.

Puro romanticismo da romanzo o pensi esista davvero qualcosa di così forte, capace di stravolgere la vita?

 

 

L’amore quello vero ti rende coraggioso, capace di qualsiasi cosa, sprezzante del pericolo, si dice sono innamorato pazzo… L’amore ti rende imprevedibile ed è tutto lì…Chi è innamorato non è mai scontato, non è ordinario o ripetitivo… Un giorno è Romeo, un giorno vive sulle cime tempestose, un giorno ha le sue cinquanta sfumature di grigio, di nero, di rosso, ma soprattutto di rosa. Con un innamorato non ti annoi mai… perché lui cambia in meglio tutto, le tue giornate, la tua vita, restando sempre se stesso…innamorato di te.

 

 

È un libro che parla di sensi e di “sentire”. 

Un libro che colpisce e destabilizza perchè non c’è solo amore ma ci sono anche dolore, rabbia, paura.

Credi siamo veramente capaci di vivere e di sentirci profondamente senza passare attraverso il dolore?

 

Io credo che non si debba per forza soffrire per sentire l’amore. In realtà l’amore dovrebbe servire a farci stare sempre allegri e con il sorriso sulle labbra. L’amore è una bilancia che su un piatto pesa la felicità e sull’altro la tristezza e il piatto con sopra la felicità deve lasciare l’altro sospeso a tre metri sopra il cielo.

 

 

La passione che unisce Luca e Silvia è il cinema.

All’interno del romanzo ci sono parecchie citazioni, sia cinematografiche che musicali.

Quanto di te e della tua storia straordinaria c’è nel libro?

 

A parte la cecità e Silvia… Tutto.

 

 

Io quando scrivo non posso fare a meno della mia playlist, che varia a seconda del momento ma soprattutto del mio “sentire”.

Una Storia Straordinaria ne ha una?

 

Beh… Certamente tutte le musiche di Yiruma fanno parte della colonna sonora del libro che inizia con Silvia lo sai di Luca Carboni e finisce con C’era una volta in America di Morricone.

 

 

A Roma…

Eterna come l’amore?

O semplicemente una dichiarazione d’amore alla tua città?

 

 

Rispondo come fece la Principessa Anna nel film Vacanze Romane…”Roma è Roma.”

 

 

Avrei ancora un milione di domande da farti perché il tuo libro raccoglie emozioni, sentimenti, passioni, vita vissuta.

Io l’ho usato come terapia, per andare ad illuminare alcuni angoli di me stessa che ho volutamente lasciato al buio per anni.

Non ti dirò cosa ne è uscito così, al prossimo romanzo ed alla prossima intervista, sapremo da dove partire 😉

 

Grazie per averci raccontato una storia leggera come dovrebbe essere la vita ed intensa come dovrebbe essere l’amore.

 

 

 

 

 

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La Natura Interiore – Intervista a Marco Pangos

  Confesso fin da subito che in materia di ecologia ed ambiente sono parecchio ignorante. Ignoro, ma cerco comunque di tenere dei comportamenti sani e funzionali all’ambiente. Spesso, però, con…

 

Confesso fin da subito che in materia di ecologia ed ambiente sono parecchio ignorante.

Ignoro, ma cerco comunque di tenere dei comportamenti

sani e funzionali all’ambiente.

Spesso, però, con pessimi risultati.

 

Ho avuto un fidanzato che non faceva che riprendermi per i miei comportamenti poco ecologici:

per la troppa acqua consumata per la mia routine di bellezza giornaliera,

per i mozziconi di sigaretta gettati nell’indifferenziata,

per la luce dimenticata accesa in camera,

per le troppe lavatrici.

L’unica alternativa possibile è stata cambiare fidanzato

e cercare un manuale che mi spiegasse come approcciarmi al problema,

per riempire i miei buchi neri.

 

Ecco che arriva Marco Pangos:

psicologo dello sviluppo, psicoterapeuta e Gestalt Counsellor, 

già autore di ” 1980 ” e ” I 3 tipi di ribellione adolescenziale “,

che pubblica questo manuale contenente le 10 azioni utili a sviluppare

la propria intelligenza ecologica e a ridurre l’inquinamento psicofisico.

Che il libro l’abbia letto in un pomeriggio non serve che ve lo dica,

tanto ormai avete capito che quando decido di intervistare un autore significa che è amore.

Appuntamento davanti ad uno spritz guardando il mare,

chiaccherando di vita,

di psicologia,

di ecologia,

del suo nuovo libro.

 

 

 

Partiamo dalla prima cosa a cui ho pensato leggendo ” La Natura Interiore “.

Il collegamento psicologia – ecologia.

Sembrano realtà molto distanti finchè non si legge il tuo libro.

Come e perchè hai deciso di scriverne.

 

Sono stato letteralmente folgorato leggendo il libro di Daniel Goleman, “Intelligenza Ecologica” e mi sono reso conto di quanto fossi…poco intelligente!
Ho riflettuto molto su come implementare prima la mia di intelligenza ecologica, poi però mi sono accorto anche di quanto questa funzione cognitiva sia estranea alla gran parte delle persone.
Scrivo per cercare di fermare alcuni concetti chiave per me stesso, poi se qualcuno vorrà far sue le mie indicazioni, ne sono lieto.
In tutto questo, credo che anche noi psicologi possiamo, e dobbiamo, dare il nostro contributo su queste tematiche così importanti. 

 

 

C’è tanto di psicologico nella nostre scelte poco ecologiche e me ne sono resa conto leggendo il tuo libro.

I colori vintage sulle confezioni  per esempio.

Perchè mi sento parte in causa facendo parte di quelle persone che vengono inspiegabilmente attratte dalle confezioni o dalle copertine.

Vittima perfetta dei geni del marketing.

Credo accada perchè certe immagini e certi colori siano confortanti e alla fine tutti noi abbiamo bisogno di una comfort life.

 

Noi tendiamo alla comodità, e questo è un aspetto che esamino in modo particolare nel libro.

Bisogna modificare le nostre innumerevoli abitudini, soprattutto quelle tossiche per la nostra salute e per quella del nostro ambiente.

E’ un lavoro difficile, me ne rendo conto, ma è necessario se vogliamo vivere veramente liberi.

Per quanto riguarda l’essere vittima del marketing o dei pubblicitari, beh…lo siamo un pò tutti.
Nel libro spiego alcuni trucchetti che vengono usati per indurci a desiderare ed acquistare cose delle quali non abbiamo nessun bisogno.
Cadiamo in questo genere di tranelli perché siamo disconnessi alla nostra natura interiore, diventando delle vere e proprie ‘vittime consumiste’.

 

 

” Se lo desideri, l’universo te lo regala ” lasciamoglielo agli imbonitori scrivi nel libro.

Ma per riuscire a cambiare i nostri comportamenti dobbiamo crederci, soprattutto quando dobbiamo cambiare radicalmente le nostre abitudini.

 

Quello è un motto della cultura new age.
Non basta desiderare o credere alla favola che ciò che abbiamo ce l’ha dato l’universo.
Per ottenere dei risultati bisogna agire, nessun universo muoverà un solo dito al posto nostro!

 

 

Il coccodrillo a rappresentare i nostri istinti.

Il coccodrillo come indice di vitalità.

Raccontaci del TUO coccodrillo.

 

Il mio coccodrillo è una specie di bussola che mi indica quale direzione è bene che scelga.

Seguire la rotta che egli mi indica mi conferisce un senso di pienezza ed appagamento.

Non sempre riesco ad ascoltarlo, anch’io mi perdo nelle distrazioni del quotidiano, ma quando lo ascolto realmente, sento qualcosa vicino alla felicità.

Poi si può sbagliare strada, commettere errori e via dicendo, ma questo fa parte del gioco della vita. 

 

 

Il verde inteso come Natura.

Come ombra.

Come energia.

Come bellezza.

Come valore.

Hai portato come esempio una città vicina a noi che ha trasformato centinaia di mq di cemento in un parco verde.

 

Per diventare più “green” non ci vuole poi tanto.

Chi sta seguendo questa strada, comprende nell’immediato quali e quanti siano i vantaggi, sia in termini di salute che economici.

Il verde attrae il turismo per esempio, dunque molti soldi per i territori.

Ma il verde abbassa l’aggressività, ripulisce l’aria, abbatte l’inquinamento acustico, crea nuovi spazi per l’incontro tra le persone…

Ho letto che il Governo italiano chiederà all’Europa un miliardo per piantare un milione di alberi: mille euro ad albero, un’enormità!
Basterebbe non tagliarli e risparmieremmo tutti un sacco di quattrini.
Ma per farlo bisogna essere ecologicamente intelligenti! 

 

Chiudi il libro con una frase che mi ha colpito molto.

” Gli esseri intelligenti sono quelli in grado di scegliere per il loro benessere e se siamo in connessione con la nostra Natura Interiore, scopriremmo che il nostro benessere si allinea perfettamente sia a quello collettivo che a quello ambientale “

 

Quello che ancora mi colpisce quando lavoro con i miei pazienti, è che quando ci si connette alla propria natura interiore, essa si allinea alla stagionalità riallineandosi con l’ambiente esterno.

Nel libro cito l’esempio del cibo e delle voglie fuori stagione come indice di disconnessione al proprio sé e alla natura.

Desiderare fragole a gennaio o castagne in marzo è molto comune oggigiorno, ma ecologicamente non è un buon indicatore.

 

Chiudiamo parlando del respiro, che tu ben sai quanto sia un discorso che mi appartiene.

Il respiro come consapevolezza di se stessi, come nutrimento, come vita, come ponte con l’ambiente esterno e con le persone che ci circondano.

Esistono dei collegamenti inspiegabili tra respiri di persone diverse che mettono a tacere il brusio dei pensieri ed i rumori intorno.

Quanto è importante prenderne coscienza e allenarlo per poter vivere appieno?

 

Una buona respirazione è indice di buona salute.

Seguendo  il percorso dell’aria che entra dentro il nostro corpo, riusciremo a trovare la profondità di noi stessi: la nostra anima.

E quando siamo a contatto con essa, riusciamo anche a contattare quella delle persone che ci stanno accanto.

 

 

 

 

 

 

 

Se volete sapere un pò di più di Marco, cliccate qui:

Guida Psicologi

 

e seguitelo sulla sua pagina

YouTube

 

 

 

 

 

 

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Qualche Piano Oltre – Il Romanzo di Sabrina Gregori

    Qualche piano oltre • “ Immagina di entrare in un ascensore e premere il tasto del tuo piano. Immagina che l’ascensore non si fermi, ma prosegua ininterrottamente la…

 

 

Qualche piano oltre

“ Immagina di entrare in un ascensore e premere il tasto del tuo piano.
Immagina che l’ascensore non si fermi, ma prosegua ininterrottamente la sua corsa.
Immagina che all’aprirsi delle porte la familiare realtà sia completamente trasformata.
Ora immagina che sia tutto vero “.

Trieste, anni ‘70.
Paolo e Sara e la loro grande amicizia.
Una storia che incalza e travolge.
Una storia di amicizia, di amore, di mostri intrappolati in fogli di carta e nell’anima.
Una storia di memoria e di ricordi sfuocati.
Una storia di luci e di ombre.
Una storia di vita e di morte.
Una storia talmente profonda che vi colpirà al cuore e vi farà pensare, tanto.
Perché sfida il tempo e lo spazio ma soprattutto perché, con delicatezza e sapiente maestrìa, vi accompagnerà nel profondo dell’animo umano.

Vi avevo già parlato di lei e dei suoi racconti.
Questo è il suo primo romanzo.
Ma rischio e spoilero: qualcosa bolle nella sua pentola ed io non vedo l’ora di scoprire cosa ci presenterà stavolta.
Odio i buoni propositi e altrettanto gli ottimi consigli ma stavolta non posso che dirvi: leggetelo!

Vi avevo già parlato di lei:

Sabrina Gregori.
Attrice, regista e sceneggiatrice teatrale, cantante per passione, scrittrice per liberarsi perché “ scrivere è un atto liberatorio.
È espressione della propria creatività, è libera manifestazione di pensiero, a volte così libera da non renderci conto di cosa ci sia dietro alle parole che abbiamo messo sulla carta “.
Se volete sapere qualcosa di lei perché, ahimè, è poco social 😜

 

cliccate qui:
http://m.sabrinagregori.it/scrittura/

 

 

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