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Israele – IL Viaggio!

    Ci sono i viaggi e poi c’è il viaggio    Il mio viaggio è sempre stato Israele. Ho sempre pensato che sarebbe arrivato al momento giusto ed il…

 

 

Ci sono i viaggi e poi c’è il viaggio 

 

Il mio viaggio è sempre stato Israele.

Ho sempre pensato che sarebbe arrivato al momento giusto

ed il momento giusto è finalmente giunto.

A Tel Aviv siamo stati travolti dai racconti della nostra meravigliosa guida,

dai colori, dai sapori, dalla luce.

Abbiamo camminato per km e assaporato la magia di questa città in continua evoluzione.

( Io mi sono anche ustionata ma questa è un’altra storia ).

Abbiamo mangiato hummus fino a scoppiare e bevuto succhi di frutta fresca per rinfrescarci.

Ci siamo arrampicati fin sulla collina di Jaffa – che loro qui chiamano Yafo –

e abbiamo ammirato la sua bellezza, rimasta intatta nonostante siano passati più di 5000 anni.

Abbiamo passeggiato tra i banchi del souq annusando spezie

ed assaggiando fichi secchi e datteri giganti.

Ci siamo fatti avvolgere dalla brezza sulla spiaggia

e dalla magia che questo paese trasmette.

 

 

 

 

La sveglia la mattina presto è ciò che più odio dei miei giorni israeliani

ma è fondamentale per poter fare tutto ciò che abbiamo inserito nella nostra tabella di marcia

Alle otto di ogni mattina siamo sulla strada verso Cesarea.

Un sito archeologico meraviglioso che mi riporta subito al Libano e alle sue rovine.

Romana, edificate da Erode e divenuta una città portuale.

Piena di verde e di piante lussureggianti.

Di colori che creano un mix di armonioso contrasto con il mare che la accarezza.

 

 

Ma è a Zicron Yacov che mi innamoro senza possibilità di ritorno.

Piccolo villaggio costruito per volere del Barone Rothschild a fine 800,

si snoda su di un’unica via centrale costeggiata da botteghe.

Riporta al passato ed il salto indietro nel tempo è immediato.

Ma il bello deve ancora venire perché proprio alla fine della via

incrociamo un bar mitzvah ed è subito emozione.

 

Pranziamo da Tishbi– che se siete da queste parti non potete mancare –

e degustiamo formaggi, mostarde e vino Shiraz.

 

 

 

 

Dopo il vinello c’è rimasta solamente la forza di trascinarci a letto per un pisolino

invece scegliamo di andare ad ammirare le Terrazze Bahai o Giardini pensili di Haifa,

sul Monte Carmel.

Un insieme di giardini intervallati da terrazze che circondano il Mausoleo del Báb

e sono meta di pellegrinaggio per i Bahai e per chi come noi

non vuole perdersi nulla di questo meraviglioso paese.


 

La nostra ultima tappa prima di arrivare al kibbutz sul lago Tiberiade è Akko,

una città che può essere considerata uno dei vertici del periodo crociato

e del periodo ottomano in Israele e nel mondo.

Il kibbutz che ci accoglie è immerso nel verde, dotato di piscina,

centro benessere e tutto quel ben di dio lì

 

Ebbene,

saranno gli anni che passano inesorabili,

sarà il lavoro sempre più pressante, sarà il bisogno di dormire,

tant’è che le energie di un tempo sono sparite ma il viaggio

rimane sempre la cura migliore per tutti i mali.

 

 

 

“Adif lihiot chacham Asher Liot zodek”.

{ meglio essere saggi che avere ragione }

Ogni giorno in Israele è migliore di quello prima.

Abbiamo puntato a nord ed è stata emozione allo stato puro.

Iniziamo con Tzafat, una delle quattro città sante ebraiche insieme a

Gerusalemme, Hebron e Tiberiade.

Ma soprattutto centro dello studio kabbalistico in Israele.

( potete andarci anche se la kabbalah l’avete conosciuta grazie a Madonna,

pensando fosse la sua nuova hit parade anziché il suo nuovo credo! ).

Passare da Tzafat a Nazareth è un attimo ma l’impatto è notevole.

Per noi cresciuti a pane, Giuseppe, Maria ed il bambino nella grotta,

vederla con i nostri occhi è un’esperienza che è difficile da raccontare.

Abbiamo visitato la Basilica dell’Annunciazione e partecipato ad una messa in italiano

tenuta dai frati francescani di Puglia in pellegrinaggio.

( Qui, la maggior parte delle chiese cattoliche sono francescane

perché i francescani sono i custodi dei luoghi sacri in terra santa ).

Siamo scesi nelle grotte in cui sono vissuti Giuseppe e Maria

e dove poi ha vissuto tutta la famiglia di ritorno dall’Egitto.

Io tutt’ora non riesco a rendermi conto di aver toccato con le mie mani quei luoghi.

Per chi crede,

per chi non crede,

per chi è indeciso,

per chiunque sono luoghi che hanno energie potentissime

e arrivano tutte, credetemi.

Siamo scesi verso il Lago di Tiberiade, passando per Tabha,

luogo in cui c’è stata la moltiplicazione dei pani e dei pesci

e abbiamo chiuso il cerchio ad Arbel.

Un canyon silenzioso, pieno di sole e di vento, perfetto per salutare la Galilea.

Lunghe distese di ulivi e di capperi e la pace.

E’ stata la nostra ultima notte nel kibbutz,

la nostra ultima cena in “comune”,

il nostro ultimo risveglio con l’infinita Galilea in fronte

Puntiamo al Mar Morto.

( e per chi si chiede dell’hummus sì,

ne ho mangiato in quantità industriali,

solo che l’ho accompagnato con i falafel e la cosa è diventata seria.

Non è solo piacere, è una dipendenza ormai . )

 

 

 

Abbiamo lasciato il kibbutz alla volta di Kaser el Yehud

dove ci siamo immersi nel fiume Giordano per rinnovare il battesimo.

Il fiume è stretto ed al centro ha due file di boe

che delimitano il confine tra Israele e Giordania.

 

Guardare davanti a sè e vedere un altro paese fa parecchia impressione in effetti,

quanto l’acqua che sembra melmosa invece

quando la raccogli ti rendi conto che è limpidissima.

Per me è un mistero della fede, per loro è semplice corrente.

Ma è Masada il fulcro della mia giornata di oggi.

50 gradi, sole cocente e nemmeno una nuvoletta in cielo.

Saliamo con la funivia verso quello che è

il primo sito dichiarato

patrimonio universale dell’ UNESCO in Israele.

Antica fortezza naturale in the land of nowhere,

situata su una rocca a 400 m di altitudine rispetto al Mar Morto,

nella Giudea sud-orientale.

Uno dei miei sogni.

Ammirare il Mar Morto e l’infinito tutto intorno

mi ha dato una forza che è difficile da tradurre a parole.

 

Dal deserto della Giudea al tuffo nel Mar Morto è stato un attimo.

Fare il bagno nel mare più salato al mondo non è per niente piacevole.

Ho sentito bruciare ogni piccola parte del corpo,

ho lottato per tentare di nuotare ma niente,

ho dovuto arrendermi e galleggiare senza trucco e senza inganno.

E poi quei meravigliosi fanghi neri che

quando si seccano pare che ti si stacchi la pelle

e con 50 gradi dovrebbero seccare immediatamente

invece no,

niet,

venti minuti e sono lì,

ancora belli morbidosi.

Ma ogni cosa bella, si sa,

costa un po’ e noi stasera

siamo arrivati a Gerusalemme.

Una delle meraviglie del mondo.

Abbiamo cenato in una piazza bianca piena di gente, musica e vento 

Ebbene, ce la siamo conquistata cotanta bellezza.

 

 

 

Di Gerusalemme è difficile scrivere

È una città che ti toglie il fiato,

che ti travolge con i suoi rumori,

con la sua musica ad ogni angolo,

con tutto quel bianco che fa da riverbero al sole.

È un pout pourri di cultura, storia, arte.

È bellissima.

È mistica.

È magica.

È tua.

Ognuno ha la sua Gerusalemme perché ognuno vive la sua Gerusalemme.

Siamo stati a Gerusalemme il giorno di  Bar Mitzvah

e ne abbiamo incontrati un paio nel nostro pellegrinare.

Terminano al Muro del Pianto dove si srotolano le due pergamene

e dove noi abbiamo lasciato il nostro bigliettino con la nostra preghiera

( che verrà raccolto a fine anno insieme a tutti gli altri

e verrà seppellito sul monte degli

ulivi dove rimarrà per sempre ).

Preghiera che spesso è anche ringraziamento

perché troppo spesso ci dimentichiamo di dire grazie.

Ed io se sono qui oggi lo devo a chi mi ha fatta così pazza ma così pragmatica,

così rigida ma così emotiva,

così allegra ma così fragile

( sì, lo so, questo è solo per chi mi conosce veramente ma fidatevi che è così per davvero! ),

così legata alle mie origini ma così aperta verso nuovi orizzonti,

così complicata eppure così lineare.

Siamo tutto il contrario di tutto.

Siamo bianco e nero.

Siamo bene e male.

Siamo speciali perché siamo unici.

A Gerusalemme ho avuto la febbre, le ossa rotte, non riuscivo ad alzarmi,

avvolta nel piumone morbidissimo del mio letto in hotel eppure ero felice.

Forse il mio corpo mi ha chiesto di fermarmi per poter assaporare tutta la bellezza

che ho avuto la fortuna di vedere in questi giorni.

Ho cercato di abbracciarla tutta, la bellezza.

In ogni passo, in ogni segno, in ogni attimo.

Gerusalemme,

mi chiedo se questo mondo ti merita

perché per me rimani inarrivabile.

 

 

 

 

Era impensabile venire fino a qui e non andare a Betlemme.

Eppure arrivarci non è così semplice perché è in terra palestinese

ergo passaporto alla mano e tanta pazienza.

Se butta bene danno un’occhiata ai documenti e passi in 5 minuti.

Se butta male smontano la macchina e anche te.

Ma alla fine entri e ti ritrovi nella Basilica della Natività,

ti fermi alla mangiatoia e all’altare dei Re Magi

e ti inchini alla stella a 14 punte che è posta nel punto preciso in cui è nato Gesù.

Mi sono ritrovata a cantare “Tu Scendi dalle Stelle”

e sono tornata bambina in un attimo.

Le canzoni di Natale, per me, hanno il sapore delle Macine inzuppate

e delle pagine dei libri della Disney.

Mi rivedo con i miei capelli biondi

e la convinzione che in quella mangiatoia, 

prima o poi,

ci sarei arrivata.

Sacro e profano, lo so bene, ma la vita è così.

Un dualismo continuo, che poi è ciò che ti da la vera energia.

Gli opposti che si attraggono.

Le differenze che uniscono.

Dall’altare in un attimo ti ritrovi inginocchiata ai murales di Banksy.

Ma Betlemme è così:

un miscuglio di culture, religioni,

colori e sapori e noi abbiamo cercato di viverli tutti.

Un pranzo bohémien al mercato ed una cena al Link

se soggiornate da queste parti provatelo perché è una chicca –

ci hanno messo in pace con il mondo.

Siamo sopravvissuti al Mahane Yehuda Market

e a quintali di pane challah e credetemi è only for the brave.

( la nostra guida lo definisce la Trastevere di Gerusalemme ma lei è decisamente indulgente!!! )

Inizia lo shabbath e si brinda alla vita

ogni volta che si alza un calice perciò l’chaim, sempre.

 

        

 

 

Sono qui a scrivere e a ripercorrere i miei momenti israeliani

e la mancanza è forte.

Mi mancano i quintali di hummus che abbiamo mangiato fino a scoppiare

ed i succhi di frutta fresca che lì sono una sana abitudine.

 

🌺

 

Mi mancano le passeggiate tra i banchi del souq annusando spezie

ed assaggiando fichi secchi e datteri giganti.

 

🌺

 

Mi manca la brezza sulla spiaggia e la musica per le strade di Tel Aviv.

 

🌺

 

Mi mancano i nostri pranzi, quelli belli,

come quello al Tishbi: formaggi, mostarde e vino Shiraz.

 

🌺

 

E sì, mi manca pure il Mar Morto.

( Non ci crederete ma è vero ).

 

🌺

 

Ma mi manca soprattutto Gerusalemme:

bellissima, mistica, magica, mia.

La Mia Gerusalemme,

il Mio Israele,

le Mie emozioni,

il Mio viaggio.

 

🌺

 

Ancora e sempre l’chaim!

 

 

 

Per il nostro viaggio in Israele ci siamo rivolti a Secret Gardens Tours, 

il miglior tour operator che possiate desiderare. 

 

E poi, durante il viaggio, ci ha accompagnati la meravigliosa Yael 

Yael Israel Tours che è stata molto più di una guida.

Ha costruito il nostro viaggio su misura per noi.

Ce lo ha cucito addosso

e per questo non smetterò mai di ringraziarla.

Di una cultura sconfinata,

piena di un’energia meravigliosa,

rispettosa,

accogliente,

dolcissima.

Ci ha trasmesso il SUO Israele

perché il SUO Israele lei lo ha dentro.

Vive in lei e con lei.

Ci ha raccontato della sua famiglia, delle sue tradizioni,

di quanto sia orgogliosa di essere ebrea.

Abbiamo percorso km e km attraverso strade deserte,

panorami sconfinati, mare salato.

Noi siamo stati la sua famiglia per 6 giorni

e lei è stato il nostro riferimento qui.

Se decidete di venire a visitare questa terra meravigliosa

non potete che farlo con lei.

The best guide ever.

 

P.S. fa selfie 🤳 da paura e non è mica poco eh!

 

 

 

Questa che vedete non è solo una foto.

E’ vita!

Auguro a tutti voi che mi leggete di volare in Israele

per riempirvi gli occhi ed il cuore di bellezza!

 

 

 

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Hong Kong – un mondo di colori, di natura lussureggiante, di sapori coloniali!

  Alla fine arrivare a Hong Kong è stato meno lungo del previsto. La botta di melatonina e le comode poltrone della World Traveller Plus di British Airways  che mi hanno…

 

Alla fine arrivare a Hong Kong è stato meno lungo del previsto.

La botta di melatonina e le comode poltrone della World Traveller Plus di British Airways 

che mi hanno fatto dormire 12 ore filate così da arrivare qui fresca come una rosa  

Giusto il tempo di una manicure a bordo e ci ritroviamo a Hong Kong.

Peccato i 32 gradi umidissimi alle 8 di sera che mi hanno appassito in tempo record.

 

Hong Kong svetta verso l’alto ed è piena di colori.

Le strade sono piene di vita,

di gente e di pantigane giganti che attraversano sulle strisce tra pedoni frettolosi.

Ma parliamo di cose belle ovvero una cena delicious al Chiu Tang nel cuore della città 

Abbiamo assaggiato tutto il menù e bevuto litri di the caldo

( io continuerò sempre a preferire bevande ghiacciate

quando fuori c’è un caldo talmente torrido che l’Africa è una passeggiata )!

Ebbene, come ogni volta in cui decido di prenderla comoda,

ho pianificato i prossimi giorni in maniera serratissima

che questa è un’altra città che non dorme mai.

 

 

 

Camminare poco a Hong Kong è assolutamente impensabile.

 

Fosse solo per cambiare metro, sottoterra, dalla rossa alla verde.

Tocca macinare talmente tanti km che il contapassi va in tilt.

Ho visto migliaia di persone lì sotto.

Chi in prendisole

( con la protezione 50 che ti ustioni solo ad uscire dal portone di casa! ),

chi con jeans e felpa,

chi con le collant 80 denari contenitive e pure con due filetti di cashmere

che il cashmere, si sa, sta bene sempre.

 

 

È questo che mi sorprende delle grandi città asiatiche:

la varietà della gente che le abita.


Ogni volta mi fermo a guardarle e a fotografarle

per poi ricordarmi che anche quella volta a Singapore,

quell’altra a Kuala Lumpur

e pure quella a Tokyo.

 

 

Ebbene, non smetterei mai di ammirare la diversità.

E poi è tra i palazzi fatiscenti che svetta lo skyline di Hong Kong.

Venire qui senza salire sul Victoria Peak è un delitto.

Il Peak Tram che porta sulla cima è lì dalla fine dell’800

a ricordarci quanto il polmone verde della città fosse importante,

da sempre.

 

È da lassù che si può ammirare l’imponenza di Hong Kong

e la sua grande bellezza.

È da lassù che si respira quando a downtown l’afa di maggio ti stritola.

È da lassù che si parte per passeggiate immerse nel verde dei boschi

che avvolgono la montagna.

Ebbene, il mio telefono mi dice 10 km e più e siamo appena scesi.

 

Camminiamo tra negozietti tipici,

pieni di ciarpame misto a collane d’oro,

maschere di bellezza, ventilatori da borsetta,

gattini che salutano con la zampina,

panda e frutta fresca.

 

 

Hong Kong è così: tutto ed il contrario di tutto.

Sul far del pomeriggio troviamo la forza di trascinarci al The Peninsula

per quella che io reputo un’esperienza di vita.

Un afternoon tea che ci riporta immediatamente agli anni ‘20.

Argenteria e fiori freschi.

L’eleganza inglese che ancora si percepisce, e tanto.

La serenità data da un’orchestra che suona dalla balconata

per dame che sventolano smartphone al posto dei ventagli

e si scattano selfie mentre sgranocchiano scones e macarons.

 

Vivere per rivivere.

Assaporare.

Espirare pesantezza ed inspirare bellezza.

 

 

 

 

Macau è un delirio.

Macau palpita.

Macau ti trasporta in un’altra dimensione.

Portoghese fino al 1999 ed ora regione autonoma a statuto speciale della Cina

è un poutpourri di culture, stili, colori.

Ha una moneta sua, la Pataca di Macau, e 40 casinò.

E questo la dice molto lunga.

Siamo arrivati con l’aliscafo veloce e con una fame da terzo mondo

perché il sonno ha vinto sulla colazione 10-0.

Ma che ingenuità pensare di pranzare a Macau.

Siamo stati catapultati nel cuore pulsante di questa città

a metà tra fantasia e realtà.

 

Siamo passati dai grattacieli modello MGM

alla Casa do Mandarin che se venite da queste parti non potete non visitare.

Abbiamo percorso km tra dedali di stradine piene di gente, di risa e di vita.

Abbiamo ammirato ciò che è rimasto della Cattedrale di San Paolo

e passeggiato ad Amsterdam, a Parigi, a Venezia.

Come una Las Vegas d’Oriente,

Macau ti porta dall’eleganza dei vecchi templi cinesi al kitch degli Strips,

dai negozi lussuosi alle baracche a bordo strada.

Eppure ai nostri occhi è apparsa così affascinante.

In molti mi hanno chiesto se la preferisco a Hong Kong

ma vi giuro non so rispondere.

Quando si parla d’Oriente il gioco si fa serio.

È stato il mio amore adolescenziale

( il secondo ad onor del vero – che, comunque, non si scorda mai neanche quello!!!! ),

quello dei primi viaggi da sola,

quello che torni a casa e invece dell’autoabbronzante e delle ciglia finte

ti cospargi di polvere di riso e perle che ti fanno così elegante.

Ecco, io ho avuto un colpo di fulmine che avevo neanche 20 anni

e finalmente sono tornata qui per riprendere quel famoso filo che avevo lasciato vagante.

So che andremo lontano ma dove è ancora difficile a dirsi.

Ho scelto di vivere in divenire, come mi hanno insegnato qui.

Lo so, ci ho messo un po’,

ma vi giuro che tornare indietro ora è impossibile.

P.S. per non farci mancare niente abbiamo cenato ad Hong Kong

perché ho avuto una dritta da un’amica che mi ha detto solo: Mango Tree

E così Mango Tree fu.

Una cena thai/fusion da leccarsi i baffi.

Mi ritrovo al 12esimo piano con lo skyline di fronte a scrivere

e a ripercorrere momenti che so resteranno indelebili.

 

 

Il bello di avere amici viaggiatori è posto che vai,

consiglio che ricevi.

Grazie a Silvia oggi siamo arrivati a Lantau,

l’isola più grande di Hong Kong, famosa per la sua natura incontaminata,

le colline verdeggianti, le enormi vallate,

i sentieri selvaggi, i monasteri ed i monumenti storici.

Siamo saliti con la teleferica dopo una colazione in un china bistrot

dove mi sono innamorata del classico americano naturalizzato a Hong Kong

che con i suoi bicipiti ed il suo sorriso smagliante hanno illuminato la mia giornata nuvolosa.

 

How to fall in love in Hong Kong?

Chiedete a me e vi sarà spiegato 

 

Lantau è proprio come mi è stata descritta:

verde, silenziosa, zen.

Tempio buddista con Buddha gigante

che troneggia sulla cima che pare esser lì a benedire tutti noi.

La pace che si respira lassù ti avvolge come il vento che muove capelli e nuvole.

C’è un bel sole mentre a downtown è nebbia fitta.

Ci sono le ragazze con l’ombrellino di carta

che tengono al sicuro la loro pelle di porcellana.

Ci sono le mucche che qui sono sacre.

Ci sono cani, tanti cani, tutti cicciotti e felici.

E poi più giù, a 10 minuti di taxi,

’è Tai O che dovete assolutamente visitare se venite qui.

 

Quanto aveva ragione Silvia.

 

Si torna indietro in un attimo.

È il passato che rivive,

la Cina che tutti noi immaginiamo.

Il vero villaggio di pescatori con il suo mercato e le case sulle palafitte.

Sembra di essere in una favola.

 

E anche la nostra, alla fine, è una favola.

Festeggiamo 25 anni di amicizia.

 

25 anni di incontri in giro per il mondo che noi si vive in continenti diversi

( e quindi ancor di più complimenti a noi per la caparbietà che mica è tutto così facile! ).

Decidiamo di festeggiare nel locale più alto del mondo.

118esimo piano.

2 minuti scarsi di ascensore.

 

L’ Ozone ci accoglie e non ci lascia più.

Ne abbiamo di cose da raccontarci

ma soprattutto ne abbiamo di cose per cui essere grati.

Abbiamo passato momenti impegnativi, drammatici anche,

ma se siamo ancora qui è perché ci abbiamo creduto

e non abbiamo mollato mai.

Anche quando ci si sono messi di mezzo interi continenti.

 

Perché il bene arriva dappertutto.

Perché l’amore è l’unica cosa che può renderci migliori.

Amate e amatevi.

Ditevelo.

Ricordatevelo.

Fatelo oggi che domani potrà essere migliore o peggiore,

ma non sarà mai ora.

 

Grazie per questi momenti magici Hong Kong.

Colpita e affondata 

 

Di Hong Kong mi rimarranno dentro i colori sgargianti,

la natura lussureggiante in una delle metropoli più densamente popolate al mondo,

il profumo del riso saltato, i grattacieli alternati alle case sulle palafitte,

i taxi colorati che colore che scegli quartiere della città che vai,

le camminate lunghe km che tra una fermata della metro e l’altra ci stanno una città,

una provincia e qualche centro commerciale,

il caldo – tanto caldo da farti mancare il respiro ma è vero che ci si fa l’abitudine.

Il bar più alto del mondo che da la sensazione di ondeggiare ad ogni passo.

Le ragazze con l’ombrellino di carta,

così lontane da noi che rincorriamo il sole ad ogni costo.

I villaggi dei pescatori in cui si fa un salto indietro di almeno 50 anni.

Il Buddha con i suoi templi.

E i giardini.

Quei giardini che sembrano incantati.

Le mucche che passeggiano lungo la strada e le serrande colorate.

Quell’aura di coloniale che ancora aleggia.

I nostri the pomeridiani.

Lenti, lentissimi.

Zen.

La magia del riuscire finalmente ad assaporare la bellezza.

Anche dopo essermi accorta di aver sbagliato la data del rientro

( e non mi era mai successo prima! ).

 

Ma è stata soprattutto il luogo dove abbiamo celebrato i 25 anni di un’amicizia

nati sui banchi di una High School americana e arrivati fino a qui.

 

Ebbene, Hong Kong, per me, è stata una grande sorpresa.

Una ventata di aria fresca dopo un periodo pesante.

Un nuovo inizio  

 

 

 

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Giordania – tra deserto, mare, tesori e stupore!

    GIORDANIA Furgoncino scassato, Babbo Natale appeso sopra la testa, i Beatles in sottofondo e atmosfera modello The Boat that Rocked. Di vero ci sono solo il furgoncino e…

 

 

GIORDANIA

Furgoncino scassato,

Babbo Natale appeso sopra la testa,

i Beatles in sottofondo e atmosfera modello The Boat that Rocked.

Di vero ci sono solo il furgoncino e Babbo Natale ma lo spirito è questo.

Siamo atterrati in Giordania in piena notte e siamo stati accolti così.

Oggi abbiamo iniziato il nostro tour andando verso nord,

dove le strade sono costellate di ulivi.

Ci siamo arrampicati fino al Castello di Aijloun,

fortezza abitata fino al 1955 dai beduini.

Da lassù controllavano Siria, Palestina e Israele.

Un delirio di scale,

un saliscendi che nemmeno i migliori squat

e che mi ha riportato immediatamente in Libano e in Oman.

Un caffè al cardomomo per riscaldare corpo

e cuore prima di spostarci verso Jerash.

Oh mamma, che meraviglia Jerash.

Sepolta per secoli sotto la sabbia,

poi scoperta e riportata alla luce,

testimonia la grandezza dell’impero romano in medio oriente.

Una vera metropoli dell’antichità,

fatta di edifici decorati e favorita dalla posizione privilegiata adiacente alle vie

commerciali nabatee,

divenne una delle città più ricche di tutto l’Impero Romano.

Si cammina per ore a testa insù e con gli occhi sgranati.

Un suono di cornamusa ci porta nel centro di un anfiteatro dove troviamo bambini danzanti

e allegri beduini suonanti.

Lungo la strada del cardo,

l’albero del pepe che non so voi ma io è la prima volta che lo vedo  

Abbiamo pranzato con riso bianco

( rigorosamente importato che qui l’acqua è davvero carente ) e verdure,

hummus e tanta frutta.

Rientrati ad Amman ci siamo fermati al Souk

che qui si trova nella città vecchia ed è pieno di ciarpame

in gran parte cinese perciò davvero poco interessante.

Il mercato ortofrutticolo, invece, è un tripudio di colori.

Un delirio di gente urlante e caschetti di banane piccoline ma buonissime.

Seduta davanti al camino nella hall dell’albergo,

mentre scorro le foto e whatsappo gli auguri di fine anno in anticipo

( che domani si parte per il campo tendato e di connessione non se ne parla nemmeno )

che ripenso a quanta bellezza ho avuto la fortuna di vedere quest’anno.

Odio i bilanci ed i buoni propositi.

Detesto stilare to list e piani 

( so già che verrò ripresa per questo ma giuro che mi impegnerò ).

Dribblo la testa e seguo sempre quel pazzo del mio cuore.

Eppure riesco ad essere felice.

C’è amore nell’aria, respiriamolo.

C’è speranza, crediamoci.

C’è vita, viviamola 

 

 

 

 

Si dice che Petra sia una delle otto meraviglie del mondo antico,

il tesoro più prezioso della Giordania.

I Nabatei, arabi gitani, la crearono nel 350 a.c.

scavando la roccia calcarea che cambia colore a seconda della luce

e la trasformarono in snodo cruciale per le rotte commerciali della seta e delle spezie,

grazie alle quali Cina, India e Arabia del Sud poterono entrare in contatto con Egitto, Siria, Grecia e Roma.

Per entrare a Petra bisogna oltrepassare il Siq, stretta gola fiancheggiata da ripide pareti rocciose.

Alla fine del Siq appare maestoso il Tesoro.

Ecco, la sensazione che si prova è difficile da spiegare.

Ci si aspetta la maestosità e ci si ritrova davanti all’infinito.

Infinito dato dalla lunga passeggiata attraverso il Siq per arrivare a godere di cotanta bellezza.

Perchè la felicità è anche un lavoro, non è gratis, la si costruisce e la si cura.

E la mia felicità si nutre ogni volta che ho la fortuna di poter percorrere nuove strade.

Il nuovo anno, per me, inizia qui.

Da una notte di balli e feste in un campo beduino e qualche ora di sonno in tenda che non fa per me

– e ora ne ho la conferma –

ma che ti rimette in pace con il mondo.

Un cielo stellato ed un fuoco acceso riscaldano il cuore e riempiono l’anima.

Mezzanotte con panettone e birra calda.

Mezzanotte con la musica dei gloriosi anni ‘80 che la musica a Capodanno resta uguale da Cortina alla Giordania!

Mezzanotte senza Wi-Fi.

Chi mi conosce bene sa che odio gli auguri di inizio d’anno perchè a chi voglio bene auguro cose belle ogni giorno

ma soprattutto auguro di avere sempre un animo curioso, occhi sempre aperti e cuore pulsante 

 

 

 

 

 

Negli ultimi 7 anni, dopo la guerra in Siria,

la Giordania ha perso tantissimo turismo nonostante sia un paese sicuro e stabile

in quanto stato cuscinetto importante per Israele.

Ad Amman ci sono 4 milioni di abitanti, di cui almeno un milione sono profughi.

Nata in origine con sette colli, adesso sono diventati 22.

Abbiamo percorso km e km con il nostro furgoncino vintage,

passando dalla nebbia fitta delle montagne al sole del deserto.

Siamo saliti sul Monte Nebo per allungare lo sguardo fino alla Cisgiordania.

Poi siamo scesi a Madaba, città che custodisce la mappa mosaico di Gerusalemme

e della terra santa e dove sono tornata immediatamente bambina, ai tempi delle elementari,

quando le suore ci facevano ordinare e incollare con religiosa calma piccoli tasselli di mosaico colorato.

Ho portato a casa una collana con un ciondolo verde e rosso pieno di pietrine mosaicate.

Ho imparato che le tende che loro usano come case sono fatte di lana di capra e lana di dromedario

che con l’acqua si gonfiano e non permettono alla pioggia di penetrare e con il sole si seccano e fanno passare l’aria.

Praticamente un inverter casereccio che ho testato e che vorrei piantare nel mio giardino 

Ho ascoltato i racconti politici e religiosi dei giordani e finalmente ho fatto chiarezza su Cisgiordania, Palestina e Terra Santa

– che sono la stessa cosa, sunniti, sciiti, Islam, confini e zone – ahimè – di guerra.

Abbiamo percorso la via della seta e l’autostrada del deserto

( autostrada è un simpatico eufemismo che le strade, come il Wi-Fi, non sono il loro forte ).

Abbiamo raggiunto il Wadi Rum o Valle della Luna e dopo un pomeriggio in jeep

sulle tracce di Laurence d’Arabia abbiamo raggiunto il secondo campo tendato

dove abbiamo cenato e guardato luna e stelle luminose nel cielo 

Le tende e i campeggi non fanno per me ma la magia che si prova in questi posti è innegabile

ed il silenzio della notte magico.

 

 

In Giordania non esiste un treno passeggeri,

la loro ferrovia trasporta solo merci,

nello specifico il fosfato dal nord al sud.

Stamattina ci siamo fermati nel Wadi Rum a visitare un antico treno  turco ottomano del 1898

dismesso battente ancora bandiera turca  ottomana che percorreva sempre la stessa linea

che attraversa Libano e Siria ed arriva alla Mecca.

Percorrendo l’autostrada del deserto in meno di due ore siamo arrivati ad Aqaba, sul Mar Rosso,

la prima città ad essere stata liberata dagli ottomani ai tempi di Re Abdullah e Lawrence d’Arabia

ed è l’unico sbocco sul mare della Giordania.

( 20 anni fa è diventata porto franco perciò lo shopping è stato feroce  )

Il controllo al check point è molto accurato essendo vicinissima ad Israele e Arabia Saudita.

Ma poi arrivi in hotel e trovi l’estate con i suoi colori ed il suo calore.

Questa cosa che bastano 30 km e si passa dal freddo polare al caldo torrido è pazzesca.

E poi sarà Mar Morto e fanghi e massaggi e relax, finalmente!

 

 

 

L’alba sul Mar Rosso è talmente delicata che non ti fa pentire della sveglia ad un’ora così infelice.

Stamattina siamo partiti prestissimo alla volta del Mar Morto.

Abbiamo costeggiato il confine con Israele per circa 350 km fino a raggiungere il nostro resort.

Quattro lunghe ore sul nostro furgoncino vintage ammirando il rigoglioso verde israeliano

che loro i problemi di acqua non sanno nemmeno cosa siano ma soprattutto l’acqua l’hanno desalinizzata.

Pensare che il Mar Morto con i suoi 416 mt sotto il livello del mare sia il punto più basso del mondo fa una certa impressione

ma ammetto che non appena infangata ho smesso di farmi tante domande,

mi sono immediatamente sentita una Cleopatra de noialtri

e mi sono goduta la meraviglia di una SPA veramente naturale.

L’acqua qui è dieci volte più salata dell’acqua di mare, calda e ricchissima di minerali.

Ci si può immergere e leggere il giornale, chattare o darci di selfie 

che tanto si galleggia meglio che sul flamingo in piscina 

Abbiamo cenato all’aperto ammirando le stelle e Gerusalemme illuminata che Israele è davvero vicinissima!

 

 

Della Giordania non dimenticherò la meraviglia e lo stupore che ho provato all’ultima curva del Siq

prima di intravedere il Tesoro.

Il silenzio magico del deserto in una notte piena di stelle 

I balli intorno all’immenso falò  acceso aspettando il nuovo anno con panettone e birra calda.

Il passare dagli zero gradi con sciarpa, piumino e guanti termici ai trenta gradi con costume,

infradito e Maracaibo in sottofondo.

( tutto questo in sole due ore di macchina )

Il vento che mi ha avvolta e travolta mentre su una jeep scassata attraversavamo il rosso Wadi Rum.

La gente accogliente e ospitale.

I posti di blocco spesso e volentieri che mi sono sentita più al sicuro qui che a casa mia.

Il mio primo albero del pepe.

I fanghi neri del Mar Morto che quando si seccano pare che ti si stacchi la pelle.

Galleggiare nel Mar Morto senza trucco e senza inganno.

I tramonti.

Ragazzi, che meraviglia i tramonti giordani 

Le ore passate a scrivere durante i nostri spostamenti in quel furgoncino che mi mancherà un sacco.

La nostra guida Mutasem che pare un orsetto  della Thun ma con un bagaglio di cultura immenso.

È grazie a lui se adesso ho fugato ogni dubbio arabo,

se mi sono appassionata ancora di più a questo paese meraviglioso,

se torno a casa felice e piena di voglia di raccontare,

che un passaggio qui lo dovrebbero fare tutti almeno una volta nella vita 

 

 

 

 

  1. La vedete questa carovana?
  2. Siamo noi, il nostro gruppo giordano.
  3. Per la prima volta ho scelto un viaggio organizzato ed è andata benissimo.
  4. Se volete pianificare un viaggio non potete non dare un occhio al loro sito Viaggi Giovani:

troverete viaggi di gruppo e viaggi su misura ma soprattutto troverete gente giovane, dinamica e super disponibile!

 

 

 

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