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Life, Love, Passion

Agli Amici, Rovinj

  Rovigno è magica fuori stagione. Tanto magica. Sedetevi Agli Amici e godetevela tutta.       “ Ti senti a casa dove si parla la tua lingua e dove…

 

Rovigno è magica fuori stagione.

Tanto magica.

Sedetevi

Agli Amici

e godetevela tutta.

 

 

 

“ Ti senti a casa dove si parla la tua lingua
e dove la terra è tanto generosa.
Qui le differenze, che hanno generato complessità e forgiato il carattere orgoglioso delle persone, si dissolvono.
L’Adriatico ci unisce.
Da Udine a Rovigno, dal Friuli all’Istria
ci portiamo la nostra valigia piena di gusti e di tradizioni affinché possano fondersi ai profumi e alla cultura di questi luoghi “.

 

 

Finalmente ci sono arrivata anche io,

dopo un’estate che si è divertita a farmi lo sgambetto.

Tutti ( e dico tutti)

mi hanno raccontato cose pazzesche.

Ed io che amo sperimentare,

testare,

provare dovevo solo trovare il momento giusto.

Il tramonto che mi ha accolto in una giornata di pioggia,

vista campanile,

è stata la conferma.

 

Ci ha accolto una squadra di giovani solari,

sorridenti

e molto professionali.

Tempi scanditi perfettamente,

racconti di cibo,

di vino e di storie che arrivano direttamente da Godia,

la sede dove tutto è nato.

Playlist bellissima:

mi sono ritrovata spesso a shazammare.

Che bellezza, che leggerezza, che gran bella sorpresa!

 

Abbiamo scelto il menù Rovinj perché la mia amica Lucia

è stata stata incisiva a sufficienza.

Ho studiato il menù a casa.

Io che di solito mi faccio travolgere

e coinvolgere sono arrivata con le idee chiarissime.

Ho amato la loro aragosta

e ho perso la testa per i loro spaghetti alle erbe di mare.

E poi la torretta di micro palacinke che si sciolgono in bocca.

Abbinamento vini rigorosamente del territorio.

 

 

 

Questo posto l’ho amato

e sono contenta di poter far arrivare qualcosa di bello nel mondo

condividendolo qui.

Andateci!

 

 

 

Per maggiori info o per prenotare cliccate qui:

Agli Amici Rovinj

 

 

 

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Della Sincronicità!

  Nel 1952 Carl Gustav Jung pubblicò un’opera in cui parlava della teoria della sincronicità. Ovvero quel concetto che sostiene che la maggior parte degli eventi della nostra vita hanno…

 

Nel 1952

Carl Gustav Jung

pubblicò un’opera in cui parlava della teoria della sincronicità.

Ovvero quel concetto che sostiene che la maggior parte degli eventi della nostra vita

hanno un significato preciso e accadono per una ragione.

Che nulla accade per caso.

Secondo la teoria della sincronicità di Jung,

nessun avvenimento è un fatto accidentale ma la nostra vita

è costellata di un insieme di coincidenze.

O meglio quelle che noi siamo abituati a considerare coincidenze

ma che nella realtà non lo sono affatto.

Secondo la teoria della sincronicità,

la coincidenza non esiste: si tratta di coincidenze non casuali.

La maggior parte degli eventi sincronici che avvengono nelle nostre vite

rappresentano un messaggio,

un segnale che ci indica la strada da percorrere. 

Nel dare la sua definizione di sincronicità,

Jung spiegò che le coincidenze sono sequenze accidentali,

tra loro collegate,

di eventi insoliti.

Le coincidenze si verificano spesso ma non sempre assumono un significato preciso.

L’originalità del contribuito di Jung consiste nel presupposto

che l’inconscio non sia solo un magazzino personale

ma un magazzino psichico del genere umano.

È quello che Jung definì “inconscio collettivo”

ovvero una raccolta di simboli che condividiamo con gli altri esseri umani

e dei quali siamo all’oscuro.

Le coincidenze sono il prodotto di questi elementi presenti nell’inconscio collettivo

che ci portano a rapportarci e a vivere esperienze con gli altri, ricche di significato.

 

Io credo fermamente nella sincronicità.

Ci credo talmente tanto che la vedo anche negli

avvenimenti che mi raccontano gli altri.

In questo periodo mi sta travolgendo e ogni giorno,

nella mia vita,

c’è qualcosa di sincronico

che mi ricorda quanto Jung avesse ragione.

 

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Hiša Franko – Caporetto

  Per chi desidera degustare esperienze di vita. Reincarnazione 2022. Possiamo imparare a vivere senza controllare ogni singolo momento della nostra vita? Godetevi questo piccolo momento di libertà. (A. Ros,…

 

Per chi desidera degustare esperienze di vita.

Reincarnazione 2022.
Possiamo imparare a vivere senza controllare ogni singolo momento della nostra vita?
Godetevi questo piccolo momento di libertà.
(A. Ros, Hiša Franko, 2022)

 

“During the meal he spends a lot of time to speak about life,

love,

happiness

but the only thing I really want to say was:

“Guarda la trota”! “

Dai miei discorsi con un commensale australiano trapiantato a Londra

e conosciuto a Hiša Franko durante una degustazione che ricorderemo a lungo.

 

 Si viene accolti con grandi sorrisi e colorati cocktail.

Siamo vicini al fiume Soča, alle valli, alle montagne, ai vigneti.

 

La cosa che più mi piace di queste esperienze è proprio l’esperienza stessa.

Che da un semplice assaggio si trasforma in tutto questo.

Ana Roš si racconta così:

“Potrebbe benissimo essere Il Piccolo Principe per l’innocenza, l’ignoranza, la purezza d’animo e addirittura la pazzia.
Quando il Principe va a far visita agli abitanti degli altri pianeti, non riesce a capirli e pensa siano estremamente bizzarri.
Il menù che avete di fronte è pieno di domande a cui spesso non so rispondere.
Perché mangiare con le mani?
Perché la trota fredda nel mezzo del menu?
Perché l’Injera e la Tortilla nel cuore dei campi?
A volte semplicemente non lo so.
I piedi – cosi come gli ingredienti – sono ben
piantati nel terreno della valle del fiume Soča ma la testa sta sognando e viaggiando attorno al globo.  In questo modo si va ricreare lo stesso
contesto del capitolo “Il grande mondo” del libro di Ana: si sogna e si viaggia in tempi in cui nessuno può effettivamente viaggiare.
Il menu supporta i piccoli produttori ma le teciche utilizzate per elaborare e trasformare i loro prodotti sono internazionali “.

Non avrebbe alcun senso raccontare cosa abbiamo mangiato

perché un elenco di cose buone e bizzarre non renderebbe onore all’esperienza.

Mentre scrivo sto ancora elaborando e mettendo ordine nelle emozioni

che certe esperienze portano con sè.

Esperenziale, secondo me, è il termine corretto.

Esperenziale e Funky.

Come l’abbinamento vini che abbiamo scelto.

 

Fun Fact 

Per le divise dello staff,

Ana Roš ha collaborato con la stilista e ambientalista Matea Benedetti

per creare una collezione di divise sostenibili.

Il motivo floreale ed il design ispirato alla natura sono ciò che le rende uniche.

Le divise sono realizzate interamente con tessuti privi di derivati di origine animale.

Le giacche e le polo sono realizzate in cotone organico con stampa digitale a base d’acqua

e stampate con motivi di piante

e animali da prato,

dalle farfalle alle libellule,

felci, papaveri e

denti di leone.

La divisa del sommelier è decorata con un motivo di viti e uva.

La tavolozza dei colori è in tonalità naturali e calde che riflettono il calore di Hiša Franko

e dei suoi interni.

Tutti i vestiti sono realizzati localmente, sostenibili, amici degli animali e unici.

 

 

Per prenotare, consultare il menù e per rispondere a tutte le vostre curiosità cliccate qui:

Hiša Franko

 

 

 

 

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Il Verde – Racconti di Cromoterapia

  Termine derivato dal latino viridis che significa vivace. È il colore che rimanda alla natura, alle tematiche green e all’ecosostenibilità. È simbolo di tranquillità, pace, speranza, fertilità e abbondanza….

 

Termine derivato dal latino viridis che significa vivace.

È il colore che rimanda alla natura,

alle tematiche green e all’ecosostenibilità.

È simbolo di tranquillità, pace, speranza, fertilità e abbondanza.

La palette di verdi rimanda ai concetti di denaro,

destino, fortuna e sfortuna, speranza, invidia, salute ed energia.

 

Il verde è uno dei colori percepiti dallo spettro umano

e dal punto di vista psicologico rimanda alla perseveranza,

all’armonia e all’equilibrio.

Non a caso, questo colore è associato al quarto Chakra,

cioè quello del cuore e dei sentimenti.

Il detto più comune associato a questo colore è verde speranza.

Non a caso, di fronte ad una distesa naturale,

in cui il verde è predominante,

il sentimento che abbiamo è proprio quello di serenità e pace.

Il verde smeraldo rappresenta il relax ed è utile per ridurre lo stress mentale

e rallentare l’attività cerebrale.

La sua azione calmante opera infatti sul sistema nervoso

e stimola la lucidità e la logica, rendendo più riflessivi.

Il verde è tra i colori consigliati durante i momenti di passaggio,

come traslochi, cambi di lavoro o di vita, perché facilita il radicamento.

Il verde non solo dona un effetto calmante,

ma infonde anche un senso di giustizia e grandezza d’animo.

 

Chi ama il verde ha un forte autocontrollo

e il suo carattere forte lo porta ad imporsi sugli altri.

È molto abitudinario, non ama i cambiamenti e le novità,

si definisce conservatore e per certi versi insicuro.

Chi al contrario non ama il verde, invece,

è una persona che si pone alte aspettative

e che rimane spesso insoddisfatta e soffocata.

 

Nelle varie parti del mondo, il verde ha diverse accezioni.

È il colore tipico dell’Irlanda, dove simboleggia i Celti,

in Cina indica il marito tradito,

in Giappone la vita eterna e la giovinezza, mentre in India l’armonia.

Una curiosità riguarda le caverne antiche,

perché si tratta del colore della vegetazione e della natura, dunque escluso.

Secoli dopo, i Greci lasciarono testimonianza di un lessico cromatico molto vario,

dove ancora il nostro colore non compare, a favore del bianco,

del nero e di una vasta gamma di rossi.

Neanche Omero, poeta per antonomasia nell’immaginario comune,

accennò mai al verde:

per gli antichi era una mera tonalità pallida che sfumava,

debole e poco significativa, tra le altre tinte.

Solo all’epoca di Pericle, nel V secolo a.C., il verde trova spazio nella lingua:

viene definito prasinós, “porro”, senza attenzione per le diverse sfumature.

La situazione è però ben diversa tra gli Egizi,

dove il colore veniva utilizzato già ben 4000 anni fa con significati evocativi positivi:

colore della natura, della vegetazione e del papiro,

era il simbolo della rigenerazione, associato al sommo dio Ptah,

Creatore che avrebbe ordinato il grande Caos primordiale e il mondo dominato dalle acque.

Inoltre, anche il dio Osiride era chiamato “Il Grande Verde”,

cioè il dio che rinasce dopo la morte,

dunque di buon auspicio erano proprio le pietre e gli oggetti sulle tinte del verde.

Ancora diversa è la situazione dei Latini,

che al contrario dei Greci non ebbe mai problemi a pronunciare il termine viridis,

da cui il nostro “verde”.

A lungo venne considerato un colore “barbaro”,

per il colore degli abiti che venivano così tinti.

Si trattava tuttavia di un colore più prettamente limitato alle vesti femminili.

A Roma, però, anche i neonati venivano avvolti nel verde,

come simbolo di buona sorte

e con lo stesso intento si vestivano le donne in cerca di marito nel Medioevo,

in attesa del lieto evento.

Con l’avvento del Cristianesimo,

spesso era tinta di verde la croce di Cristo,

a simboleggiare l’immagine della resurrezione e rigenerazione del genere umano.

 

Agli inizi della storia di questa religione monoteista, però,

il colore aveva una connotazione negativa:

considerato un colore malefico,

il verde era associato al diavolo, alle streghe e ai serpenti.

La svolta venne con Papa Innocenzo III,

il quale decretò che il verde era da considerarsi un colore medio,

da usare in alternativa al bianco, nero e rosso.

Il color verde ha effetti calmanti, che vanno ad influenzare anche il carattere,

incidendo sul sistema nervoso e sulla concentrazione,

sull’autocontrollo e sulla memoria.

Nella cromoterapia è utilizzato per trattare tumori della pelle

e viene anche considerato in grado di avere effetti positivi sul metabolismo.

Nella cristalloterapia, invece,

si sfruttano alcune pietre come lo smeraldo, la malachite, la fluorite

e l’avventurina per perseguire il fine desiderato.

Secondo questa disciplina, infatti, il verde,

che simboleggia la natura e l’aria aperta, viene considerato ottimo da utilizzare

nell’arredamento se si vuole trovare la calma e l’armonia.

Per questo motivo, si consiglia il suo impiego prevalentemente nella zona notte

e nelle aree relax e di lettura, ma anche negli uffici

per favorire la concenrazione sul lavoro e lo studio.

 

Il testo è tratto dalla bellissima pagina de alfemminile.com

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Pavia – Una giornata fuori porta in una città che non ti aspetti.

    Ci sono capitata per caso e mi sono trovata a gironzolare in questa piccola chicca lombarda. Mezza giornata a piedi e l’avete vista tutta ma merita un passaggio….

 

 

Ci sono capitata per caso e mi sono trovata a gironzolare in questa piccola chicca lombarda.

Mezza giornata a piedi e l’avete vista tutta ma merita un passaggio.

Seguite il flow che dal centro storico pedonale vi porta al Ponte Coperto e al Borgo Ticino.

 

 

Borgo Ticino.

Ex villaggio di pescatori.

Le sue piccole case sono posizionate una accanto all’altra

e si distinguono per la diversa varietà di colori.

A momenti mi è sembrato di stare in una di quelle città del Nord Europa

che tanto amo.

 

 

Castello Visconteo.

Utilizzato a lungo come caserma militare,

dotato in età napoleonica di un sopralzo con tetto che maschera la merlatura,

nel Novecento il Castello è stato acquistato dal Comune,

restaurato e adibito a sede culturale:

ospita infatti le varie sezioni dei Musei Civici e sale per mostre d’arte temporanee.

Io ci sono andata per un concerto e l’atmosfera era davvero magica.

Tenete d’occhio il programma degli eventi!

 

 

Fun Fact.

Nel Borgo Ticino, sul muro di una casa rossa in

via Milazzo si trova scolpita la faccia della Linguacciona.

La storia risale ai primi decenni del secolo scorso

quando l’attività della lavandaia era molto importante grazie a quella che allora

era l’acqua pulita e limpida del Ticino.

Quello della lavandaia era un lavoro faticoso e svolto dalla donne:

le chiacchere e il pettegolezzo accompagnavano le loro lunghe giornate di lavoro

lungo le sponde del fiume.

La leggenda racconta che l’imprenditore lavandaio

per investire i denari guadagnati col lavoro della lavandaie fece costruire una casa sul

proprio terreno ma per farlo contrasse diversi debiti.

Le lavandaie, nei loro discorsi, sostenevano che

l’imprenditore “avesse fatto la casa con le ruote”

( l’àfat la cà cun süta i ròd in dialetto),

ossia che da un giorno all’altro i creditori

se la sarebbero potuta portar via.

In risposta a queste malelingue l’imprenditore

fece aggiungere alla facciata della casa l’immagine della “Linguacciona”

come una sorta di vendetta nei confronti delle malignità dette dalle lavandaie.

 

 

Ristorante Lino

Il piatto dei piatti resta la cotoletta di vitello

ma buonissima anche la loro carne salada.

Notevole l’uovo panato al nero.

Atmosfera rilassante e ottima posizione centralissima.

 

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No Borders Music Festival – Laghi di Fusine – Tarvisio, FVG

  In estate è assolutamente imperdibile il No Borders Music Festival  Storica rassegna musicale al confine tra Italia, Austria e Slovenia che si tiene sul comprensorio del tarvisiano. Dire meraviglia…

 

In estate è assolutamente imperdibile il No Borders Music Festival 

Storica rassegna musicale al confine tra Italia, Austria e Slovenia

che si tiene sul comprensorio del tarvisiano.

Dire meraviglia è dir poco.

Dire atmosfera è dir poco.

Dire magia è dir poco.

 

Il No Borders Music Festival è un festival di musica senza confini,

un contenitore di esperienze musicali.

Non ha delimitazioni per quanto concerne il genere musicale spaziando

dalla musica classica al Jazz, né di appartenenza sociale o geografica degli artisti invitati.

“No Borders Music Festival” costituisce il riflesso culturale internazionale

di quella che è la storia locale e del prodotto turistico e di immagine.

È una grande festa in cui tutti cantano, ballano, brindano.

È adatto anche a bambini piccoli e cagnolini festaioli.

 

 

Per raggiungere il punto dove si tengono i concerti

c’è una passeggiata di circa 1 ora in mezzo ai boschi tra ruscelli,

legna e profumo di aghi di pino.

Meriterebbe anche solo per quello.

Una volta arrivati al lago troverete chioschi e baretti

dove poter mangiare e rifocillarvi prima del concerto.

Consiglio il panino con prosciutto cotto e  formaggio Montasio,

tipico di queste zone e buonissimo!

 

 

Frequento queste montagne da una vita eppure

appena quest’anno ci sono andata per la prima volta.

Errore, gravissimo errore.

È emotivamente molto coinvolgente e poi la cosa bella è che il cellulare non prende.

Segna 3 tacche e pure il 3G invece è un inganno.

Non funziona niente.

Così tocca relazionarsi con gli altri,

chiacchierare, giocare con il cane,

cantare e scattare foto che resteranno nel cuore

ma senza perdere infinito tempo per pubblicarle sui social in diretta

e farsi sfuggire così i

momenti successivi

( parola di una che parla per
esperienza eh!!! ).

 

 

 

Io ero al concerto di Tommaso Paradiso al lago superiore di Fusine

ma in cartellone ci sono nomi

che spaziano tra tanti generi musicali.

 

 

 

Il prossimo anno voglio tornare perciò tengo sott’occhio il programma sul loro sito:

No Borders Music Festival

 

 

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