La cosa orrenda di questi viaggi è che

le ore di sonno vengono drasticamente dimezzate.

Dormo poco, mangio male,

macino km ma sono animata da un’energia pazzesca.

Cambia l’umore, cambia la prospettiva, cambiano gli occhi.

Soprattutto gli occhi.

Osservare senza mai smettere di meravigliarsi.


La mia prima volta in Marocco.


I colori, i profumi, i sapori.


Il viaggio.


Oggi è stato un tour de force.


Dalla Kashba Oudaya alla Moschea Hassan alla Chellah.


Da Rabat a Fes passando per Meknes – la più piccola delle città imperiali.


Ho cercato di catturare tutto il possibile ma credetemi, è impossibile.

 

 

 

 

L’iPhone dice 8.7 km ma io me ne sento 18.

Fes è la capitale spirituale del Marocco

ed è una delle più grandi città murate del mondo.

Ci siamo persi nella sua Medina,

tra migliaia di stradine ( 9.000 e dico 9.000 a fondo cieco  )

tra frutta fresca, sacchi di spezie, tappeti berberi, c

oncerie e arte marocchina di qualsiasi tipo.

Abbiamo visitato una scuola coranica e l’università più antica al mondo.

Ci siamo scattati selfie nel vento sulla fortezza che domina la città,

bussato a porte decorate e bevuto litri di thè

mentre hanno cercato di venderci la qualunque.


Abbiamo bevuto mojito sulla terrazza del Palais Faraj

che se passate di qui una tappa è d’obbligo ma, soprattutto,

abbiamo cenato chez Dar Roumana, chef francese,

che dopo giorni di sapori berberi c’era bisogno

di tornare a semplice frutta e verdura ben impiattata.


Ci siamo immersi in questo paese

che ti travolge con i suoi colori e la sua magia.


Domani ci spostiamo verso Chefchaouen,

la perla blu del Marocco,

il mio sogno che si realizza.

 

 

 


Inshallah 

Chefchaouen è la perla blu del Marocco.

Incastonata tra i monti del RIF e abitata da tribù berbere e arabi.

Completamente diversa dalle altre città marocchine.

Ieri vi ho lasciato specificando che è un mio sogno che si realizza.

 

Ebbene.


Stanotte ho cominciato a stare talmente male che ho pregato anche in berbero.


La maledizione del cagotto africano ha fatto centro così,

dopo un viaggio di più di 4 ore in quella che sembrava Toscana

ma in realtà è il Marocco che non ti aspetti, siamo arrivati qui.


Giusto in tempo per farmi schiattare nel lettone del nostro Riad,

avvolta da un piumone modello Sudtirol!


Avrete capito che non ho la forza nemmeno di alzarmi

per bere un bicchiere d’acqua prima della disidratazione totale.


Ah si, dimenticavo,

c’ho pure un febbrone da cavallo

ma domani è un altro giorno e spero vivamente di aver ingurgitato tutte le medicine possibili

affinché io possa andare a Casablanca non barellata.


Toccherà tornare che sono riuscita a scattare

quattro foto in croce prima di svenire.


Inshallah forte!

 

 

 

 

Avevo il terrore di affrontare questa giornata.

Ero già pronta a chiedere il rimpatrio sanitario

pur di non farmi 10 ore di macchina per scendere a Marrakech invece,

inaspettatamente,

le mie preghiere notturne hanno fatto effetto

e sono riuscita ad arrivare al mio letto nel Riad tutta intera.

Abbiamo fatta tappa a Casablanca

dove ci siamo anche fermati a mangiare dell’ottimo pesce al Restaurant Du Port

che se siete da queste parti non potete saltare.

Io ho bevuto tanta acqua e mangiato un salmoncino misero misero

ma i miei compagni d’avventura si sono scofanati tutto il menù e dicono,

ne valeva la pena!


La Moschea di Assan II,

la seconda più grande al mondo dopo la Mecca,

merita assolutamente una visita perché è qualcosa di meraviglioso.


Affaccia sul mare di Casablanca ed imponente è dir poco.

 

 

Essaouria, invece, l’avevo sottovalutata.

A 2 ore e mezza da Marrakech c’è questa piccola cittadina affacciata sull’Oceano Atlantico

con un porto che pullola di gente, gatti, pesci e venditori ambulanti.

Lungo la strada, invece, distese di alberi di Argan

e di cooperative in cui si producono olii e cosmetici e vuoi non fermarti?

Ne sono uscita con la Visa smagnetizzata

e talmente carica di trattamenti di bellezza

che se non divento come Belen entro ferragosto

denuncio lo stato del Marocco

per inganno che pare che l’olio di Argan faccia miracoli.


Ci siamo persi ( veramente ) per le sue stradine

in una Medina

completamente diversa da quelle viste fino ad ora,

piena di negozietti di artigianato, gallerie d’arte

e banchi di spezie.


Abbiamo mangiato del pesce buonissimo

in uno dei ristorantini tra la spiaggia,

il porto e la Medina.


Bisogna armarsi di pazienza perchè sono un tantino pressanti

ma il tutto consiste nello scegliere il pesce appena pescato, trattare il prezzo

e aspettare che lo cuociano alla brace.


Ma sono le terrazze affacciate sull’Oceano la vera meraviglia.


Scegliete un localino a caso tanto sono tutti belli e godetevi vento,

mojito ed il rumore delle onde del mare

( fatevi anche i selfie che sono instagrammabili di brutto ).

 


Per chi si sta chiedendo se mi sono totalmente ripresa dal virulone

la risposta è no.

Gli altri sorseggiavano mojiti ghiacciati,

io acqua naturale a temperatura ambiente

tra mutismo e rassegnazione però ero tremendamente felice.


Pura meraviglia!

Inshallah!

 

Ci risiamo!

Mi sono ustionata anche in Marocco

Questi 36.5 gradi a Marrakech non erano previsti.

Qui dicono che la temperatura media di questa stagione va dai 24 ai 28 gradi:

sono arrivata io e mi hanno accolta con sole alto nel cielo

e temperature ferragostane.

Ma Marrakech è talmente bella che il resto passa in secondo piano.


Abbiamo macinato km tra la Medina, il quartiere ebraico,

la piazza grande piena di gente e animali di ogni tipo

ma la bellezza del Jardin Majorelle batte tutto.

 

 

 

 


Sono rimasta incantata dalla quantità di piante di ogni specie e colore,

dal laghetto delle ninfee che Monet sarebbe andato a nozze

e dalla pace che si respira lì dentro.


Farsi un selfie è roba per intraprendenti:

bisogna mettersi in fila e attendere pazientemente il proprio turno

( sempre sotto il sole cocente africano eh! ).


Abbiamo bevuto il più buon centrifugato di frutta del Marocco

e visitato il Museo di YSL

che ha capito una vita fa quanto fossero belli e d’ispirazione questi luoghi.

 

 

 

In molti mi avete chiesto dove abbiamo soggiornato a Marrakech.

Ebbene, cotanta bellezza ha il nome di Riad Irene

e vi si accede da una delle porte secondarie della Medina

che gira di quì e gira di lì in 5 minuti si arriva a destinazione.

Semplice e molto comodo.


Di proprietà di una coppia parigina,

arredato unendo l’eleganza francese al gusto marocchino,

curato nei minimi dettagli,

pulitissimo ( cosa non scontata in Marocco ),

Colazioni super e più vicine al nostro modello europeo

( altra cosa non scontata in Marocco )

ma soprattutto accoglienza deliziosa.

 

 


Se avete in programma di andare a Marrakech tenetelo in considerazione,

sempre che non abbiate già prenotato a La Moumonia nel qual caso vengo con voi!

 

 

 

Le Grand Cafè de la Poste 

è è il mio ristorante del cuore a Marrakech.

Non ha nulla di marocchino ed il cibo è più europeo che africano ma tant’è:

mi ha conquistata.

Storico bistrot anni ‘20 recentemente restituito all’antico splendore,

pavimenti a scacchi bianchi e neri, una maestosa scala centrale,

legno scuro e palme in vaso ovunque

ma soprattutto il calore insostituibile delle candele

che avvolge non appena si entra.

Luci soffuse e musica dal vivo.

Si può mangiare sia fuori che dentro

( noi abbiamo mangiato ovunque  ).


Se siete di passaggio andateci e poi fatemi sapere.


Sono certa che lo amerete quanto l’ho amato io!