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Tag: limone

Hummus di pomodori secchi, finalmente!

  Ci sono un paio di cose di cui non mi stanco mai. L’hummus è una di queste. Mi ci tuffo appena posso. Ho anche la mia top ten: ceci…

 

  1. Ci sono un paio di cose di cui non mi stanco mai.
  2. L’hummus è una di queste.
  3. Mi ci tuffo appena posso.
  4. Ho anche la mia top ten:
  5. ceci al primo posto ma quello con i pomodori secchi lo tallona di brutto 😉

 

  1. Invito a cena l’amica del mio peloso ( che ormai è più amica sua che mia )
  2. che mi porta in dono un meraviglioso piatto con renna al centro ed io, come ringraziamento, ripropongo il mio hummus.

 

  1. Facilissimo.

 

  1. Veloce.

 

  1. Buonissimo.

 

 

 

Bollicine, blinis e hummus di pomodori secchi.

Nonostante la morte dell’hummus sia con i crostini croccanti, anche i blinis hanno il loro perchè 🙂

 

 

  1. INGREDIENTI:

 

  1. Pomodori Secchi Sott’Olio  ( una decina )
  2. Tahina 1 cucchiaio e mezzo
  3. Succo di Limone q.b.
  4. Sale q.b.
  5. Pepe q.b.

 

 

 

PROCEDIMENTO:

  1. Tagliare i pomodori e riporli in una ciotola capiente.
  2. Aggiungere la tahina, il sale, il pepe ed il succo di limone.
  3. Frullare fino ad ottenere una crema morbida.
  1. La meraviglia è pronta!

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Cous Cous che sa di cocco e verdure dell’orto!

Perchè è quando ci sono 40 gradi all’ombra che i veri spadellano! I veri pazzi! Ed io ne faccio orgogliosamente parte! Il cous cous è un cavallo di battaglia di…

  • Perchè è quando ci sono 40 gradi all’ombra che i veri spadellano!
  1. I veri pazzi!
  2. Ed io ne faccio orgogliosamente parte!
  3. Il cous cous è un cavallo di battaglia di due care amiche.
  4. Due menti matematiche.
  1. L’architetto usa anche l’olio di cocco che mi ha conquistata.
  2. Non potevo non replicare dopo aver assaggiato la deliziosa sbobba, proprio quì, in spiaggia, in una giornata di sole.
  3. Quel profumo di cocco che fa così esotico.
  4. Lo uso ovunque.

Corpo, capelli, cucina.

L’amica in questione spadella per me nel suo appartamento bianco, spupazzandosi Arturo The Big Red Cat, mentre io e lei ci aggiorniamo.

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  1. INGREDIENTI per 4 persone
  2. 1 melanzana
  3. 3 zucchine ( perchè io ho un debole per le zuccchine! )
  4. 1 peperone
  5. 2 carote
  6. 1 cipolla di Tropea
  7. 1 cipollotto
  8. Olio di Oliva q.b.
  9. Olio di Cocco ( io ho usato quello della Rapunzel, su consiglio dell’arch.! ) q.b.
  10. Sale q.b.
  11. Pepe q.b.

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  1. PROCEDIMENTO
  2. Tagliare le verdure a listarelle o a quadretti – siete menti più matematiche o artistiche?
  3. Le mie le ho tagliate un po’ a casaccio, ovviamente!
  4. Un pout pourri di colori, misure e forme 😉
  5. Aggiungo olio, sale e pepe.
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  1. Le verdure le faccio saltare per circa mezz’oretta a seconda della quantità.
  2. Nel frattempo faccio bollire il cous cous in acqua salata.
  3. Un volta pronto lo filtro, anche se non sarebbe necessario ma preferisco non rilasci acqua di cottura così si amalgama meglio con le verdure.
  4. Infine unisco cous cous e verdure.
  5. Un matrimonio idiliiaco.
  6. Una delizia.

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  1. Io cerco di usare l’olio che, annualmente, porto dalla Grecia.
  2. Un olio buonissimo, che mi costa check in lunghi e tormentati con annesse preghierine nella speranza che decidano di far passare la mia valigia rossa, pesante come un macigno ma piena di delizie.
  3. Lo stesso accade sull’isla.
  4. Lo stesso accadrà a settembre.
  5. Forse non mi faranno partire.
  6. Forse dovrò restare lì con il mio carico di sale delle saline di Formentera e spadellerò a San Francesc.
  7. Forse riempirò l’isla di cous cous al sapore di cocco e di verdure dell’orto.
  8. Forse, magari.
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Pensando al sole, al mare, alla sabbia ed ai tramonti…Plumcake per riscaldare un sabato che sa di autunno, pioggia e divano!

    Ci avrei scommesso che sarebbe tornato. Io alle tradizioni popolari ci credo, così mi sono preparata.     Dopo un inizio di maggio all’insegna del sole, del mare e…

 

 

Ci avrei scommesso che sarebbe tornato. Io alle tradizioni popolari ci credo, così mi sono preparata.

 

 

Dopo un inizio di maggio all’insegna del sole, del mare e delle ballerine – con qualche coraggioso sprazzo di Hawaianas – nonostante i piedi bianchi come il bicarbonato e le unghie non laccate.

 

 

 

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Dopo aver deciso che sì, la casa al mare è da prendere perchè fa così vacanza, così estate, così famiglia in trasferta nonostante una volta all’anno sono greca.

 

 

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Dopo aver iniziato la solita inutile dieta primaverile che può avere un senso in qualsiasi altra città ma non nella mia perchè quì, prima della prova costume, si deve superare la prova osmiza.

 

 

 

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Dopo aver provato l’ebbrezza di passeggiare sulla spiaggia, facendo scivolare i piedi nudi in una sabbia ancora fredda provando una gioia immensa guardandomi intorno e rendendomi conto di

essere quasi sola. Pochissimi con me ed intorno solo il rumore del mare.

 

 

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Dopo esser stata accarezzata dal primo rosso tramonto estivo in riva al mare.

 

 

 

 

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Dopo aver finalmente trovato il posto giusto e vederle sbocciare, le mie orchidee.

 

 

 

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Dopo aver fatto il mio primo acquisto per il mio Kobo per evitare spostamenti casa-macchina-aereo-spiaggia di libri che, probabilmente, non leggerò ed essermi sentita finalmente moderna.

 

 

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Dopo aver deciso che con i pisolini invernali del weekend basta perchè il sole porta energia e voglia di fare.

 

 

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E’ tornato l’inverno. 

 

Prepotente.

 

Pioggia, freddo e da noi pure la Bora.

 

I Santi de Iazo non mancano mai all’appello.

 

Per una lazy come me non è cosa facile.

 

Appena uscita dal letargo invernale con fatica immensa e poi la mazzata!

 

 

“Uscire con questo freddo?

Maddai!

Hanno inventato il divano per distendercisi sopra e pisolare con tv, libri, coperte e bavetta mica per allineare le decine di cuscini Ikea che le maniache della casa come te comprano perchè tanto costano solo

€ 2,99 – che moltiplicati per 10 fanno comunque € 29,90 ma questo è un altro discorso -“.

 

Tener botta è da professionisti ed io, complice il regalo di Yiyi che mi ricorda che cucinare è come amare – lei che non ama cucinare ma magna con gusto ciò creo – da professionista del sacro cazzeggio ho

deciso che oggi avrei spadellato per riscaldare il cuore ed il palato.

 

 

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Plumcake allo yogurt così da sentirmi già un pò greca ed avere qualcosa di soffice, domani mattina, da accompagnare al mio gigacaffè della domenica, sul divano, mentre fuori

San Eufizio

sfogherà tutta la sua ira per farci apprezzare ancora di più l’estate che tanto stiamo aspettando.

 

 

 

PLUMCAKE ALLO YOGURT

 

Ingredienti

 

3 uova

100 ml di Olio di Semi

1 scorza di limone

140 gr di Zucchero

180 gr di Farina 00

Un pizzico di sale

250 gr di Yogurt Greco

60 gr di Fecola di Patate

1 bustina di Lievito in Polvere

 

 

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Procedimento

 

 

Mettere le uova intere in una terrina insieme allo zucchero ed un pizzico di sale.

 

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Montare il tutto con le fruste fino ad ottenere un composto spumoso.

 

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Aggiungere la scorza di limone e lo yogurt – io preferisco il Total 0% della Fage perchè, oltre ad essere greco è più solido e fa diventare l’impasto più cremoso e quindi più morbido 😉

 

 

 

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Aggiungere l’olio a filo ed il lievito – in questo caso ho usato il lievito in bustina ma va benissimo anche il classico cubetto fresco che si trova in vendita al banco frigo.

 

Separatamente setacciare la farina e la fecola di patate e poi aggiungerle lentamente all’impasto mescolando piano per evitare che si formino grumi.

 

 

 

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Una volta ottenuto un’impasto liscio ed omogeneo, imburrare e foderare con la carta da forno lo stampo da plumcake – il mio, di misura canonica, è OVVIAMENTE, verde salvia ( cuscini dell’Ikea allineati sul

divano, ricordate????!!!! ).

Sono una Lazy maniaca della casa, della cucina, dei colori, dell’ordine delle cose.

 

Versare i’impasto nello stampo e infornare per 40 min a 150 gradi con forno ventilato oppure a 170 gradi per 50 min se il forno è statico preriscaldato.

 

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Ad onor del vero devo confessare che oggi ho fatto un casino e per errore ho puntato il forno a 250 gradi perciò il mio plumcake è buonissimo ma più croccante del Pane Carasau 😉

 

 

 

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Del mio non essere cuoca ad una passione che, piano piano, diventa amore. Dalla mia cucina al Bistrot. Da una vecchia ricetta le fritole della nonna!

      Che io non fossi una grande cuoca era ed è cosa nota.   All’inizio pubblicavo SOLO ricette di amiche, amiche di amiche, amiche di amiche di amiche…

 

 

 

Che io non fossi una grande cuoca era ed è cosa nota.

 

All’inizio pubblicavo SOLO ricette di amiche, amiche di amiche, amiche di amiche di amiche che amorevolmente cucinavano ( anche ) per me e mi regalavano i loro segreti.

 

Poi la passione mi ha travolta, inaspettatamente, perchè, si sa, alla cucina come all’amore bisogna darsi con lo stesso abbandono.

 

Ed io ho deciso di abbandonarmi.

 

 

Così la mia cucina è diventata il Bistrot.

 

 

In una casa appena ristrutturata che ancora profuma di malta e pittura ed in una cucina dai toni verde salvia in cui mancano ancora forno, fuochi e cappa – pigramente adagiati al centro del salone in attesa di essere montati – ho iniziato a spadellare on my own.

 

I risultati non sono mica male, dicono!

 

Così, perdendo completamente la cognizione del tempo e dello spazio, spadello ogni santo giorno.

 

Scovo ricette che mai avrei messo in opera.

 

Leggo, mi documento.

 

Ma soprattutto rispolvero il vecchio sapere trasmesso dalla mia adorata nonna.

 

Lei che cucinava sempre.

 

Lei che per fare il ragù ci metteva tutta la mattina.

 

Lei che il brodo solo a fuoco lento e mai, dico mai, nella pentola a pressione.

 

Lei che sarebbe tanto felice di sapermi ai fornelli in quella che, un tempo, era la sua casa ed ora è la mia Lazy Home.

 

Lei che cucinava moltissimo ma con tendenze decisamente più salate.

 

Le fritole una della poche eccezioni dolci.

 

Da noi si mangiano a Natale, a Capodanno, a Carnevale, a Pasqua.

 

Per le fritole, in realtà, non c’è un momento.

 

Sono un passepartout.

 

Le va ben sempre!

 

 

In un sabato di bora in fase discendente ho impastato!

 

 

INGREDIENTI:

 

400 gr di farina

2 cucchiai colmi di zucchero

2 uova

un pizzico di sale

40 gr di lievito

rhum o limone qb

1 bicchiere di latte

100 gr di uva passa

zucchero a velo ( per gli amanti del genere. La mia nonna usava quello normale )

 

 

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PROCEDIMENTO:

 

Mettere in ammollo il lievito in acqua tiepida.

 

Si può usare anche quello in polvere ma il cubetto fresco resta la scelta migliore.

 

Mescolare la farina con lo zucchero.

 

Aggiungere le uova ed il lievito sciolto e mescolare.

 

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Aggiungere il latte ( io lo uso a temperatura ambiente ), il rhum/limone e l’uva passa.

 

A me piacciono molto di più con il limone perciò ci aggiungo una fialetta ( per chi ama i sapori un pò più decisi, anche una scorza di limone grattugiata ).

 

 

 

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E adesso il momento catartico.

 

Mia nonna lasciava riposare l’impasto coperto da una tovaglietta di cotone per un paio d’ore e poi lo faceva rigirare a quel sant’uomo di mio nonno che, cascasse il mondo, allo scadere delle due ore doveva rimestare in senso orario la sbobba.

 

Io sono andata al cinema!

 

E poi a cena!

 

E quando sono rientrata, all’una di notte, ho trovato questo

 

 

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Poi ho rimescolato e fritto.

 

 

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Perciò ho le prove che tutto quel manipolare ogni due ore non è propriamente necessario.

 

Facendo un rapido calcolo, mio nonno ha buttato qualche anno della sua vita a girare impasti 🙁

 

Possiamo schiacciare pisolini tranquilli sul divano, in freddi pomeriggi di Bora, senza abbracciare mestoli di legno e senza puntare la sveglia per ridare nuova vita ad un impasto che si autoalimenta!

 

Questa è la scoperta più bella che potessi fare.

 

( mia nonna già lo sapeva, ne sono certa! ).

 

 

Da oggi in poi fritole in OGNI occasione!

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Yogurt al limone, diete, morbide coperte e Pretty Woman!

Decisamente una serata da Oscar questa!   Oscar perchè sono ancora a dieta ed è già martedì! La povera orata che si è sacrificata per la mia cena è stata…

Decisamente una serata da Oscar questa!

 

Oscar perchè sono ancora a dieta ed è già martedì!
La povera orata che si è sacrificata per la mia cena è stata scannata dalla sottoscritta in tempo record, lische comprese, complice la fame nera causata da un poco tattico pranzo al Bollicine.

 

Oscar anche per questo!

 

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I GRISSINI delle Bollicine

Ora, per chi non bazzica a Trieste, le Bollicine possono essere delle semplici bollicine; per me, invece, è uno dei luoghi del peccato: trabocca di bottiglie frizzanti, di golosi piatti di pesce, di verdurine ricercate  e di GRISSINI.

I GRISSINI delle Bollicine.

Croce e delizia delle ferree diete tenacemente iniziate e tanto tenacemente abbandonate  da me e Sara.
Sempre insieme in  queste occasioni perché “se le cose si fanno in due c’è più possibilità di riuscita”.
E poi c’è qualcuno con cui  condividere la disfatta all’arrivo del weekend in cui “ dopo una settimana allucinante ci sta un piccolo aperitivo con gli amici con cena tipica austroungarica e dopocena  da Grom per il mezzo kilo di pistacchio della staffa , senza panna, ovvio!”

Ecco, in questi casi c’è davvero bisogno dell’amica a dieta.  Dovrebbe essere obbligatorio averla.

Io oggi, alle Bollicine, non ho ceduto ai GRISSINI. E anche Sara è ancora a dieta.

Finalmente scende la sera, un’altra giornata di dieta è passata e alla tv danno, per la miliardesima volta, Pretty Woman!

Questo vale un Oscar e un Oscar vale un dolcetto.

Ligia, sotto le mie morbide coperte, cullata dalla  musica dei Roxette, mi godo il mio dolce preferito nei periodi dietetici: lo yogurt al limone! Ha un sapore fantastico.

E poi, in fondo è vero, in due c’è più possibilità di riuscita! Almeno fino a mercoledì!

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